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Collegarsi gratis può costare una condanna penale

di Marisa Marraffino

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1 ottobre 2009


Collegarsi a una rete wi-fi senza autorizzazione può comportare una serie di problemi di natura civile e anche penale. Ne abbiamo parlato con l'avvocato Stefano Aterno, esperto in diritto penale dell'informatica

Quali tipi di reati si configurano in casi del genere, ovvero di connessione alla rete e sfruttamento della rete wireless altrui?
Occorre distinguere nettamente se la Rete è protetta da chiavi o protocolli di cifratura più o meno efficaci oppure non è protetta da questi strumenti.
Solitamente a proteggere la rete sono soggetti che hanno contratti di connessione ad internet a pagamento o comunque a consumo e quindi se tutti quelli che passano sotto le loro finestre usassero la loro Rete per connettersi andrebbero a pagare bollette salatissime. A volte, il motivo che spinge alcuni a proteggere la Rete Wireless è dettato dal timore di intrusioni più invasive sui loro server o sui loro PC. Per quanto riguarda le fattispecie di reato, se la rete è protetta da protocolli di cifratura dei pacchetti e qualcuno "cracca" la chiave si potrebbe configurare il reato di accesso abusivo (art. 615 ter cp). SE è una rete aperta ovvero non vi sono misure di sicurezza o protocolli di cifratura che proteggono l'accesso dall'esterno alla rete/connessione ad internet di un appartamento il reato NON si configura in quanto, secondo il dettato del primo comma dell'articolo 615 ter cp è necessario che il sistema (in questo caso la rete wireless) sia protetto da misure di sicurezza.
Può accadere che per craccare la chiave di accesso si ricorra all'utilizzo di codici, parole chiave illecitamente acquisite o altri mezzi idonei ad accedere, in tal caso le indagini potrebbero arrivare a ritenere configurabile anche il reato di detenzione e diffusione di codici di accesso (art. 615 quater cp) coinvolgendo, se noti e diversi, anche coloro che hanno fornito tali codici ai soggetti che poi si sono collegati illecitamente alla rete Wireless.
Tendenzialmente escluderei si possa configurare l'altro reato di intercettazione illecita di comunicazioni telematiche (art. 617 quater cp) o il reato di istallazione di apparecchiature atte ad intercettare illecitamente (art. 617 quinquies cp) perché non siamo in presenza di intercettazione di "comunicazioni" intese come "conversazioni" tra due o più soggetti. Solitamente con il wardriving non si intercettano infatti i contenuti dei messaggi o delle attività che il soggetto attaccato trasmette, bensì intercettano una semplice connessione ad internet ovvero pacchetti di dati ovvero segnali che consentono di collegarsi alla rete.
Pertanto, in tali ipotesi, non venendo intercettata alcun tipo di comunicazione (intesa come sopra) viene meno uno degli elementi costitutivi del reato.

In che modo ci si può difendere?
Proteggendo la rete wireless e non lasciandola aperta. Intendiamoci, esiste una filosofia e una tendenza di gruppi di persone a non proteggere le reti wireless per CONDIVIDERE connessione con l'esterno e con gli altri onde consentire lo svilupparsi di una sorta di società o comunità in grado di navigare gratuitamente e in ogni posto. Esiste una vera e propria simbologia che indica sui muri o sui pali della luce la presenza in zona di una rete wireless aperta/chiusa o protetta.
Il concetto di CONDIVISIONE è alla base della nascita dello sviluppo e dell'inarrestabile crescita di INTERNET, ma (c'è purtroppo sempre un ma…) il mondo non è fatto solo di brave persone e qualcuno potrebbe connettersi alla nostra rete e, navigando su Internet, compiere atti illeciti. Questo potrebbe essere un problema del soggetto vittima del wardriving perché risulterà LUI il soggetto- utente –indirizzo IP che ha visitato quel tale sito o fatto quella tale attività vietata dalle norme del nostro ordinamento.
Proteggere la rete wireless è possibile attraverso alcune chiavi o protocolli di cifratura dei pacchetti. Questi protocolli possono essere più o meno forti. Esistono protocolli WEP ( Wired equivalent privacy ) e WPA (Wi FI protected Access) che è molto più solido del primo ma è o sta per essere craccato anch'esso. Oggi ci vuole come minimo un protocollo WPA 2.
Uno studio condotto il Germania nel marzo del 2007 ha riscontrato l'uso di WEP sul 46,3 % delle reti wireless. Il dato era già allora in calo rispetto al 59, 4% del 2006. Le reti protette WPA sono passate nel 2007 dal 17,8 % al 26, 9% .

Nel caso in cui chi accede abusivamente alla rete compie degli illeciti, ad esempio scaricando materiale pedopornografico, dei reati chi ne risponde e in che modo l'ignaro vicino può difendersi?
Chi compie un'attività illecita grazie alla connessione con una rete wireless dell'appartamento vicino o captandola dalla strada NON può essere rintracciato. Non è rintracciabile a meno che non sia stato cosi sciocco da lasciare tracce personali in quanto magari si è andato a controllare la sua posta elettronica web mail lasciando LOG di traffico di un certo tipo e verso un certo gestore di posta diverso da quello della connesisone…. ma immaginiamo più furbo il soggetto attaccante…
  CONTINUA ...»

1 ottobre 2009
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