E c'è già chi si chiede se Wikipedia stia fallendo perché il suo modello non è sostenibile. Forse non siamo ancora arrivati a questo punto, certo è che la ricerca pubblicata dal Wall Street Journal lascia spazio a molte domande. Secondo l'autorevole quotidiano, la celebre enciclopedia gratuita on-line, realizzata con articoli pubblicati da volontari, sta perdendo utenti che scrivono contributi.
Un problema non indifferente: secondo lo studio condotto da Felipe Ortega dell'Università di Madrid, nel primo trimestre del 2009 oltre 49 mila editor in lingua inglese hanno abbandonato il progetto. Pari a dieci volte di quelli che avevano mollato il colpo lo stesso periodo dello scorso anno. Sintomo di un possibile stallo o di un malcontento generalizzato sulla burocratizzazione nell'uso di Wikipedia. Sì, perché le regole imposte per bloccare sul nascere discussioni e rimostranze si sono trasformate in manette per alcuni utenti attivi. Che, allo stato attuale, sono circa 90 mila che operano su 266 lingue per soddisfare le richieste di 327 milioni di utenti unici mensili.
Numeri nei quali si potrebbero nascondere i motivi di un ritmo eccessivo di abbandono da parte di chi contribuisce all'espansione dell'enciclopedia. C'è chi sostiene che le vicissitudini di Wikipedia sintetizzino la nuova fase di evoluzione che sta attraversando Internet. Altre voci sostengono che questo progetto si sia appiattito sull'establishment che aveva il compito di cambiare. Difficile invece dare credito a chi sostiene che si sia già scritto tutto. In inglese sono stati redatti circa 3 milioni di contributi: pochi. Wikipedia dovrebbe contenere milioni e milioni di altre voci in aggiunta a questi. Il lavoro non è ultimato, come alcuni utenti dicono sbagliando, anzi è lungi dall'essere minimamente esaustivo. Certo, non può passare in secondo piano il malumore dei quasi cinquantamila editor "inglesi" che hanno deciso di abbandonare l'attività. Il regolamento che impone un linguaggio epurato alla lunga tende a scoraggiare chi vuole contribuire all'estensione di Wikipedia. Come dare torto se si lamentano che alla fine ci si ritrova a mettere mano a un articolo per aggiungere fatti marginali o correggere errori grossolani? E proprio sulle sviste, Wikipedia ha il suo tallone d'Achille. Un altro punto debole è evidenziato dai dati raccolti da Felipe Ortega, che ha analizzato i flussi di contribuizione all'enciclopedia arrivando a stabilire che solo poche centinaia di iscritti partecipano fattivamente. «Gli articoli sono strettamente controllati e diventa difficile per altri aggiungere contributi», dice il ricercatore universitario. Che aggiunge: «Wikipedia è cresciuta per l'assenza di regole. Questo è stato dimenticato. Le regole imposte ora irritano e rendono poco interessante il progetto da parte di chi vuole pubblicare». A cui si aggiunge un'analisi di Jimmi Wales, il fondatore di Wikipedia, il quale dice di non preoccuparsi se la comunità è diventata più ostile nei confronti di chi si propone per contribuire. «E' un problema correggibile», mentre «se le persone pensano che l'enciclopedia è finita, questo è un fatto sostanzialmente errato».
Ciò che non deve essere valutato è il trend. Non c'è una integrazione delle perdite di utenti attivi, e questo è preoccupante. La china che sta prendendo il progetto non è in linea con le aspettative dell'organizzazione che lo sostiene e vorrebbe mantenere, se non migliorare, la sua posizione tra i dieci siti più visitati al mondo.
Wikipedia ha un modello di business che si basa sulle pagine viste, sugli utenti che transitano e leggono articoli, sui contributi sempre nuovi, aggiornati e tempestivi. Se si perdono volontari, anche Wikipedia diventa più povera e meno interessante. Questo è il vero pericolo.