L'uomo che ha concepito il tablet, è anche il suo assassino. Sempre ammesso che oggi riesca a ripetere una delle sue magie, Steve Jobs potrebbe passare ai posteri non solo come l'ideatore del computer facile da usare (il Mac), della musica portatile (l'iPod) e del telefono tuttofare (l'iPhone),ma anche di una nuova categoria di prodotto che sin qui è stata chiamata tablet, tavoletta. Peccato che sia stato proprio Steve Jobs, nel 1998, un anno dopo esser tornato alla guida della Apple, ad aver sparato in fronte all'unico tablet che c'era sul mercato: il Message Pad 100, meglio noto come Newton.
Tuttavia, esattamente come Jobs non ha ideato per primo il computer col mouse e le finestre, i lettori Mp3 o gli smartphone, altrettanto dicasi per i tablet. Quell'idea balena nel 1968 dentro a un altro cervello: quello di Alan Kay, un ingegnere del Parc, il fecondo laboratorio delle innovazioni fondato dalla Xerox nella Silicon Valley. Kay è uno degli scienziati che ha inventato la programmazione a "oggetti" e l'interfaccia graficaa finestre (diventata prodotto commerciale con il Mac), nonché quello che ha coniato uno dei motti di Steve Jobs: «il miglior modo di predire il futuro, è inventarlo».
E difatti Alan Kay – apparso, ormai settantenne, alla recente fiera dell'elettronica di Las Vegas- è anche colui che ha concepito il primo tablet, nel 1968. Si chiamava Dynabook. In teoria, avrebbe dovuto avere il touchscreen, essere wireless,rivoluzionare il mondo dell'educazione e costare meno di 500 dollari: un vero e proprio miraggio, con la tecnologia degli anni 60. Una concreta realtà,al giorno d'oggi. La scelta dei tempi, quando si parla di tecnologia, è tutto. Nel 2002, Bill Gates aveva lanciato, con mille fanfare, la sua idea di tablet: di fatto, un pc portatile con un schermo mobile e touch. Doveva essere l'ultima moda, ma non è successo niente. O meglio. È successo che la tecnologia si è evoluta (processori più potenti ed efficienti, comunicazioni senza fili, memorie a stato solido più capienti) al punto che la profezia del Dynabook si è più o meno realizzata con l'avvento dei netbook, i computer ultraportatili che hanno conquistato il mercato nel 2009. O almeno, fino all'avvento di Steve Jobs.
Dopo essere tornato alla Apple nel 2007, Jobs decide in cinque minuti di chiudere la divisione Newton. Il fatto che l'idea originale fosse di John Sculley (il manager che lui stesso aveva assunto e che poi lo lincenziò dalla sua Apple) non deponeva a suo favore. Ma Jobs aveva ragione: per il Newton, i tempi non erano ancora maturi.
Non a caso, Jobs stesso, intorno al 1983, aveva disegnato Bashful, una specie di voluminoso tablet sin troppo simile al Dynabook, salvo poi rimetterlo nel cassetto perché, anche in quel caso, l'idea era troppo avanti nel tempo. Basti pensare alla tecnologia cellulare 3G, che è incorporata nel gadget che sarà presentato oggi dalla Apple: ai tempi del Newton non c'era il wi-fi. Figurarsi il 3G. Non c'era l'iPod. Figurarsi la tecnologia dell'iPhone.
Se il fiuto di Jobs non inganna, c'è il sospetto che, per il decollo del tablet, i tempi siano maturi.