«Free» contro «paid», Alan Rusbridger contro Rupert Murdoch. Lotta impari, a guardare il curriculum dei due contendenti. Il primo è a capo di un impero mediatico che include quotidiani come Sun, Times e gli americani Wall Street Journal e New York Post. Il secondo è il direttore dell'inglese Guardian. Al di là del singolo peso, conta il terreno del contendere: la valorizzazione delle news online.

Pochi giorni fa Rusbridger ha detto che il passaggio al pagamento delle notizie online sarebbe una cattiva idea per il giornalismo del Guardian, che ha beneficiato del libero scambio di idee sul web. In termini di business, il direttore ha detto che spera di tradurre la crescita di lettori in un aumento delle entrate pubblicitarie, non senza ammettere le difficoltà incontrate dal suo giornale, in termini di ricavi, nell'ultimo anno.

Fino a poco più di un anno fa la visione di Rusbridger, spiega un articolo del New York Times di Eric Pfanner, era maggioritaria tra gli editori. Con l'avvento della crisi finanziaria, però, la pubblicità online - che prima cresceva a due cifre - si è fermata e ha spinto diversi editori a rivedere il loro modello di business. Rupert Murdoch, un tempo favorevole al modello «free», si è fatto portavoce di questa trasformazione, annunciando che quest'anno passerà al «paid» sulle versioni digitali di tutti i suoi quotidiani sull'esempio del Wall Street Journal.

Il magnate australiano non è rimasto solo. Entro il 2011 il New York Times ha annunciato di voler introdurre una formula a pagamento per alcuni articoli e nella medesima direzione, in Germania, si sta muovendo Axel Springer. Un percorso che secondo Rusbridger potrebbe portare l'industria a cadere «sonnambula nell'oblio».

Lo scontro tra i due (Murdoch ha risposto a dir poco scocciato ai giornalisti che gli hanno chiesto una battuta sulle affermazioni del direttore del Guardian) si spiega anche con il diverso business delle aziende editoriali. Il Guardian è guidato da un trust no profit, mentre News corp deve rispondere agli azionisti. Non solo. Lo scontro non si riduce semplicemente alla disputa free-pay. Gli editori stanno affrontando questo cambio di paradigma in maniera molto variegata. Il quotidiano inglese ha appena annunciato di aver "venduto" 70mila applicazioni per device mobili a 2 sterline e 39 ciascuna in appena un mese. Venduto, non regalato. Mentre è verosimile pensare, conclude il New York Times, che i quotidiani di Murdoch non diventino in toto a pagamento, conservando una serie di articoli gratuiti.