Dietro la decisione di aggirare Pechino deviando il traffico su Hong Kong ci sarebbe la volontà del co-fondatore Sergey Brin, che con il passare del tempo ha visto i metodi del regime sempre più simili a quelli applicati nel suo paese natio: l'Unione Sovietica.

In un'intervista al Wall Street Journal, Brin racconta che la sua crisi di coscienza è cominciata dopo il termine delle Olimpiadi di Pechino nel 2008, quando la Cina cominciò ad aumentare la censura sui contenuti del web ad interferire maggiormente con le attività di Google.

«La Cina ha fatto grandi progressi contro la povertà e altri problemi - ha detto Brin - tuttavia, in alcuni aspetti della sua politica, in particolare riguardo alla censura e allo sorveglianza dei dissidenti, vedo le stesse caratteristiche del totalitarismo, e questo mi dà molto fastidio».
Il 36enne Brin è scappato dall'Unione Sovietica con la famiglia quando aveva sei anni. Racconta che i ricordi di quel periodo - perquisizioni della polizia, discriminazioni antisemite contro il padre - hanno rafforzato la sua opinione che opporsi alla censura cinese fosse la cosa giusta da fare.

Pare che non tutti fossero d'accordo all'interno del board di Google. La linea di Brin ha prevalso su quella dell'amministratore delegato Eric Schmidt e di altri, che volevano perseguire il cambiamento dall'interno rimanendo in Cina. "Abbiamo avuto una lunga conversazione in proposito, diverse lunghe conversazioni", ha detto Brin, "Abbiamo sentito tutte le opinioni".
La mossa di Google genera comunque incertezza sul futuro dell'azienda nel mercato in più rapida espansione al mondo che dispone già di 400 milioni di utenti. Gli interrogativi sono molti: le autorità di Pechino infatti hanno già adottato delle contromisure.

Sono stati attivati dei filtri che censurano la ricerca in temi, soprattutto politici, giudicati controversi. Google ha anche altre attività in Cina. Potrebbe saltare l'accordo con China Mobile, che avrebbe reso Google il motore di ricerca di default dei telefonini multimediali. A rischio inoltre ci sono gli smartphone con il software di Google Android: China Unicom potrebbe ritardarne o cancellarne l'introduzione nel paese. Brin dice di "sperare certamente che nel lungo periodo ci sia la liberalizzazione di Internet nella Cina continentale".