Nella causa che la vede contrapposta al celebre marchio Louis Vuitton, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha preso le parti di Google. Il gigante americano di Internet "non ha infranto le leggi che tutelano il marchio consentendo agli inserzionisti di utilizzare parole chiave corrispondenti ai loro competitori", si legge in un pronunciamento della Corte, che sottolinea come Google possa ritenersi responsabile "solo nel caso in cui abbia saputo della natura illegale delle attività degli inserzionisti" e non abbia "rimosso i contenuti rapidamente".
Il caso riguarda gli annunci, che a Google fruttano bene, messi dai venditori al dettaglio di abbigliamento, i quali pagano certe cifre per assicurare che la loro compagnia risulti nei motori di ricerca quando si digita il nome di un particolare marchio. Il sistema, chiamato "AdWords", consente al nome dell'inserzionista, spesso molto meno conosciuto, di apparire a fianco dei marchi famosi, pratica che era stata contestata dalla LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy).