Il sito del club dei corrispondenti esteri in Cina è stato oggetto di un attacco informatico da parte di sconosciuti hacker. Lo ha comunicato la stessa associazione che ha spiegato così la chiusura temporanea del suo sito. Il gruppo, che si occupa di migliorare l'informazione nella Repubblica popolare e che conta circa 400 membri, ha detto di sapere le motivazioni dell'attacco, nè da dove gli stessi provengano. L'unica informazione che si sa e che i server che li hanno veicolati erano negli Stati Uniti e in Cina. Non è il primo tentativo che gli hacker di violare la privacy dei giornalisti stranieri. L'associazione ha denunciato che nelle scorse settimane ci sono state 8 incursioni degli hacker nella posta elettronica di cronisti esteri in Cina e a Taiwan. «In un caso - spiega il club in un messaggio ai suoi iscritti - un giornalista con base a Pechino si è visto aggiungere un indirizzo sconosciuto di inoltro, per cui tutti i suoi messaggi venivano automaticamente inviati a questo destinatario ignoto».

La notizia arriva a pochi giorni dal definitivo trasferimento del sito cinese di Google a Hong Kong. Una scelta proprio in risposta a continui attacchi informatici da parte di ignoti agli account di posta di diversi attivisti per i diritti civili. La vicenda che ha avuto strascichi diplomatici, con scambi di accuse tra Washington e Pechino. Il quotidiano Guardian ha scritto che la società americana non ha rinnovato la licenza, che scade alla fine di marzo, per operare nella Repubblica popolare.

La scarsa tutela della libertà di espressione nella repubblica popolare non può non far pensare che dietro questi attacchi (compreso il più recente contro i corrispondenti della stampa estera) ci siano le autorità cinesi. Ma queste hanno sempre negato ogni responsabilità, adducendo come motivazione il fatto che la legge cinese proibisce gli attacchi informatici.

Cyber attacco in Vietnam con scopi politico-militari
Google potrebbe avere guai in Russia, dopo la Cina

 

Shopping24