Di chi è oggi la Fiat? D’istinto si è portati a rispondere: della famiglia Agnelli.
E in effetti il singolo maggiore azionista privato, con il 22%, è l’Ifil che fa capo alla cassaforte Giovanni Agnelli. Ma basta leggere i giornali per sapere che dal settembre 2005 la quota di maggioranza relativa della casa di Torino, il 27%, è in mano alle banche che hanno sottoscritto il famoso ‘convertendo’, il prestito obbligazionario di tre miliardi di euro. Un caso isolato? Niente affatto. Del lungo elenco dei “rapporti incestuosi” banca-impresa fanno parte società come Parmalat, Cirio, Alitalia, Edison, Gemina, Prada, Piaggio e istituzioni come la Banca d’Italia e la Borsa. Persino il gruppo Rcs, il secondo maggior gruppo editoriale del Paese, “è di fatto in mano alle banche”. Da qui il titolo del volume di Vittorio Borelli - già condirettore del Mondo e ora alla guida di ‘East’, rivista internazionale di economia, politica e cultura – che, come precisa il sottotitolo, è un’”inchiesta sulla crisi di un sistema e sui suoi costi per il paese”.
Un sistema – quello bancario – “costoso, protetto, poco trasparente e molto poco disponibile a riconoscere i propri errori, anche quando questi procurano danni patrimoniali ingenti a decine di migliaia di persone”, come è successo nel caso degli scandali Argentina-Cirio-Parmalat. Una fotografia che potrebbe indurre facilmente ad istruire un processo sommario, che però Borelli rifiuta di fare: “i processi sommari, dice, oltre che ingiusti, hanno il difetto di non aiutare a capire”.
Capire ad esempio “com’è possibile che le banche continuino a macinare profitti in una fase in cui la gente normale fa fatica ad arrivare incolume alla fine del mese e la gran parte delle imprese sputa sangue di fronte a una concorrenza internazionale spietata”.
Per cercare una risposta l’autore ripercorre cinquant'anni di storia economica e finanziaria: la nascita delle tre Bin e la politica del Fascismo, il ruolo di Mediobanca e di Enrico Cuccia, le battaglie di Ugo La Malfa, le prime privatizzazioni degli anni Novanta le acquisizioni e le fusioni che hanno dato vita agli aggregati bancari come li vediamo ora, l'adozione dell'euro, le promesse di trasparenza e la contesa politica sulle fondazioni, giù giù fino ai più recenti crac finanziari e alle battaglie tra istituti di credito italiani e stranieri per il controllo di Bnl e Antonveneta, un’occasione - questa - per aprire finalmente il mercato interno alla concorrenza che la Banca d'Italia guidata da Antonio Fazio non ha voluto cogliere, aprendo fra l’altro una crisi politica con riflessi internazionali.
Per comprendere i fatti di oggi è necessario ricordare secondo Borelli che per oltre mezzo secolo le banche italiane hanno operato in regime di proprietà pubblica al riparo della concorrenza e che solo all'inizio degli anni Novanta - sotto la pressione dei mercati internazionali e dell'Europa - la legge Amato-Carli, approvata dal Parlamento nel luglio del 1990, ha aperto finalmente la strada alle privatizzazioni, la prima delle quali - quella del Credito italiano - risale al 1993, anno del varo da parte del governo Ciampi del Testo Unico Bancario che consente alle banche commerciali di concedere crediti a medio e lungo termine e di investire in altre società, tra cui le imprese industriali.
Anche a causa dei ritardi della classe politica - “nel giugno 2005 – sottolinea Borelli - un anno e mezzo dopo la devastante stagione degli scandali, la riforma del risparmio era ancora ferma in parlamento” - le antiche debolezze strutturali non sono però del tutto scomparse e le logiche di mercato continuano ad essere ancora lontane.
Sarà in grado la “giovane tecnocrazia bancaria” – dei Profumo, degli Arpe, dei Passera – di affrontare la sfida del futuro? Secondo l’autore “qualche dubbio è legittimo”, anche perché “i Tanzi e i Cragnotti non sono mai stati scaricati e i pellegrinaggi a Roma non sono mai finiti”.
Un libro a metà tra inchiesta e ricostruzione storica, un ritratto del sistema attraverso documenti e vicende narrate direttamente dai protagonisti del mondo della finanza come Lucio Rondelli, Alessandro Profumo, Corrado Passera e Roberto Mazzotta.
Vittorio Borelli
Banca padrona
Il caso Fazio, gli scandali, i conflitti d'interesse: inchiesta sulla crisi di un sistema e sui suoi costi per il paese
Rizzoli
pp 302, euro 14,40