Monòpoli o monopòli? Il titolo del volume scritto per i tipi della Rizzoli dal giornalista Giovanni Floris si può leggere in entrambi i modi dal momento che l’autore usa lo stesso termine, spostando soltanto l’accento, per descrivere “il Monòpoli del potere e i Monopòli dell’economia” italiana.
Ripercorrendo le vicende degli ultimi dieci anni, Floris denuncia le contraddizioni di una classe politica che fa del liberalismo la propria bandiera, ma che poi nei fatti tende a ridurre sempre più gli spazi di concorrenza. Ne è una riprova, per il conduttore di Ballarò, la vicenda delle false privatizzazioni: “al gestore pubblico che agiva indisturbato si è sostituito di fatto un gestore privato che continua ad agire indisturbato”.
Il “Risiko” economico condiziona il potere politico
Il saggio comincia col prendere in esame il monopolio delle telecomunicazioni con la posizione dominante occupata da Telecom Italia e perpetuata con il ‘metodo delle 3D’ - delay, deny, detail, ritarda, nega, esaspera ogni dettaglio - per ostacolare la concorrenza. “A otto anni dalla privatizzazione, sottolinea Floris, mancano ancora sufficienti segnali in questo senso, che ridurrebbero i margini di profitto del dominante, ma sarebbero manna dal cielo per i consumatori e in definitiva per l'intero sistema imprenditoriale italiano che, per fare i soldi, dovrebbe ritornare a combattere sul campo”.
I riflettori vengono puntati poi sulla televisione e sul duopolio Rai-Mediaset: la Legge Gasparri, che doveva allargare il mercato, avrebbe finito con l’introdurre ulteriori elementi di distorsione. “Secondo l’autorità garante della concorrenza e del mercato - ricorda il giornalista - la legge Gasparri si fonda su un assunto sbagliato: lasciando infatti a Rai e Mediaset tre reti in chiaro ciascuna, non ci sarà mai concorrenza neanche sul digitale terrestre”. Su questo fronte, la stessa Authority ha fra l’altro deciso di aprire giovedì 22 dicembre una procedura per conflitto d’interessi contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per i contributi all'acquisto dei decoder digitali previsti dalla Finanziaria. I finanziamenti favorirebbero, seppur indirettamente, il fratello Paolo che commercializza in Italia i decoder don marchio Amstrad.
Ecco poi i monopoli nei settori dell’energia - dove “Eni ed Enel continuano ad essere operatori dominanti” e gli italiani sono costretti a pagare “la bolletta più alta d’Europa” - e del comparto aereo, dove per salvare Alitalia dal fallimento lo Stato - che controlla il 62,4% - ha speso dal 1991 al 2004 ben 2,5 miliardi di euro.
Un’altra casella del Monopoli di Floris è occupata dalle Rendite: si parla del potere di immobiliaristi e finanzieri, “figure che stanno acquisendo una rilevanza sempre maggiore nel panorama politico ed economico italiano” e che sono al centro degli scandali che sono arrivati addirittura a coinvolgere la banca d’Italia mettendo a nudo anomalie e debolezze del sistema finanziario italiano. Dall’analisi emerge un Paese sull'orlo del tracollo finanziario, incapace di compiere il ‘salto liberale’ bloccato com’è da “caste e privilegi che tutelano interessi privati a scapito dei diritti dei cittadini”.
“Il libro racconta il mondo chiuso di privilegi e conflitti d’interesse”, ha dichiarato Floris in una recente intervista: “dal calcio all’Università, dai notai alle banche ci sono sempre le stesse caselle e gli stessi giocatori… il sistema è stato bloccato e si è imballato”.
Al di là delle privatizzazioni o delle riforme di facciata, l’economia italiana rimane insomma dominata da monopoli e oligopoli in settori vitali come le banche, le professioni, la telefonia e l’energia. Un ritratto, impietoso, di un’Italia “democratica nelle intenzioni, ma oligarchica nei fatti”.
Giovanni Floris
Monopoli
Rizzoli
Pagg 292, euro 15,50