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23 dicembre 2005

Le cronache di Narnia, il nuovo fantasy della Walt Disney

di Federica Giovannelli

Con “Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio” la Walt Disney Pictures si dispone a colmare il vuoto lasciato dal completamento della jacksoniana “Trilogia degli anelli” e a seguire la sempre prolifica onda spiritualista sollevata da “La Passione di Cristo” di Mel Gibson.

O meglio, adatta la mitologia cristiana versione Gibson alle aspettative, alle predilezioni e ai gusti di un pubblico infantile, producendo quella che numerosi gruppi evangelici americani definiscono ormai “La Passione di Cristo per bambini”. Una storia educativa con un messaggio morale, dunque, che si propone di aggiustare il tiro rispetto a “Harry Potter” e al suo presunto sottotesto satanico e di mettere al riparo la Disney dalle passate accuse di laicismo ad opera dei religiosi ortodossi.
Del resto, erano questi gli intenti del plurimiliardario protestante e conservatore Philip Anschutz e della sua Walden Media, cofinanziatori del film tratto dalla saga di Narnia, ( sette volumi di cui “Il leone, la strega e l’armadio” è il primo), autore C. S. Lewis, irlandese, medievalista, intimo amico di J.R.R. Tolkien con il quale condivideva la fede in Dio, la passione per la scrittura e l’insegnamento ad Oxford.
E per dirigere l’adattamento di un libro per bambini che passa per essere un’allegoria cristiana, il magnate dell’intrattenimento socialmente utile e la Major americana si assicurano il talentuoso cineasta Andrew Adamson, due volte regista di “Shrek”, supervisore agli effetti speciali di “Batman Forever” e “Batman Robin”, esperto di cinema d’animazione, ma ancora alle prime armi con attori in carne ed ossa.
Nel creare la sua versione cinematografica del mondo mitico di Narnia, popolato da fauni caritatevoli, castori parlanti, lupi malvagi, leoni sapienti e perfide streghe, Adamson rimane fedele all’epopea di Lewis e lo fa dando ad un film di genere fantastico una caratterizzazione il più possibile realistica. Qualcosa di simile a ciò che accade nei sogni e in tutti quei fantasy che in qualche modo ne riproducono la materia, la forma, le leggi interne, a cominciare da “Alice nel paese delle meraviglie” e “Il mago di Oz”. Che, non a caso, affondano le proprie radici nella stessa metafisica dell’Altrove da cui scaturiscono “Le cronache di Narnia”. Ma se Alice entrava nel paese delle meraviglie passando da un buco all’inseguimento di un bianco coniglio e Dorothy finiva nel “mondo di fuori” di Oz metaforicamente travolta da un tornado, qui la porta che apre sul regno incantato di Narnia è quella di un armadio.
Londra sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. I quattro fratelli Pevensie - Peter (William Moseley), Susan (Anna Popplewell), Edmund (Skandar Keynes) e Lucy (Georgie Henley) -, messi in salvo nella proprietà di campagna di un professore svagato (Jim Broadbent), vi scoprono un magico armadio che conduce nella terra di Narnia. Ma la Strega Bianca Jadis (Tilda Swinton) ha stretto quel luogo fatato nella morsa di un inverno infinito in cui non ci sono Natali da festeggiare né eden che non somiglino a un lontano miraggio. Miraggio raggiungibile, però, a patto che i bambini non lascino nulla di intentato perché si compia la profezia secondo cui saranno quattro umani a liberare Narnia dal gelido dominio di Jadis. Aslan, il messia leone, li guiderà in quest’ardua impresa, morirà per amore dell’umanità, ma risorgerà con la facilità con cui è dato risorgere solo nelle favole.
Tuttavia, più il film si avvia alla fine, più l’atmosfera fiabesca dell’inizio lascia il posto all’atmosfera cruenta dell’ultima battaglia. Per la verità, non sembra affatto di assistere a una battaglia immaginaria, ma a una guerra reale quanto quelle che si combattono al di là dell’armadio. Niente paura, però, non si deve essere pronti a tutto per una “giusta causa”? I bambini possono dormire tranquilli…

Titolo originale: “The Chronicles of Narnia: The Lion, The Witch, and the Wardrobe”; Regia: Andrew Adamson; Sceneggiatura: Ann Peacock, Andrew Adamson, Christopher Marcus, Stephen McFeely; Fotografia: Donald McAlpine; Montaggio: Sim Evan-Jones, Jim May; Produzione: Walt Disney Pictures, Walden Media; Distribuzione: Buena Vista; Interpreti: William Moseley, Anna Popplewell, Skandar Keynes, Georgie Henley, Jim Broadbent, James McAvoy, Tilda Swinton; Origine: Usa; Anno: 2005; durata: 140’.



 

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