10 gennaio 2006 |
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L'inquieto universo del piccolo Pietrodi Giovanna Canzi |
Ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto alcuni anni fa, “Aiutami tu”, l’ultima fatica letteraria di Paolo di Stefano, è romanzo dalla lunga gestazione: concepito dalla mente dello scrittore nel 1996 e pronto per la stampa tre anni dopo, viene ritirato poco prima della pubblicazione da Di Stefano stesso, per rimanere per molti anni in un’incubatrice ideale.
Incentrato sulla figura del piccolo Pietro, “Aiutami tu” è insieme a “Tutti contenti” e alla “La famiglia in bilico” (nato da un reportage che dopo la tragedia di Novi Ligure indaga sullo stato della famiglia italiana) un ulteriore tributo che Di Stefano fa all’infanzia e all’adolescenza, stagioni apparentemente felici, attraversate da spirali di insicurezze e contraddizioni. Costruito come un romanzo epistolare - Pietro racconta il suo mondo interiore a un'interlocutrice dai contorni sfumati e incerti - il libro colpisce per la capacità dell'autore di indossare le vesti di un adolescente in crisi, assumendone linguaggio e punto di vista. Una scelta coraggiosa, che impone di misurare parole e dialoghi, per dare voce a un io narrante così distante (almeno da un punto di vista anagrafico) dall'autore stesso. Un labor limae continuo che ha come esito un romanzo in cui nessuna situazione risulta fuori luogo o inverosimile. Forte della lunga esperienza di inviato del Corriere della Sera, grazie alla quale Di Stefano ha imparato a dare alla voce orale una veste scritta, unita a quella vissuta direttamente sul campo come padre di due figli, lo scrittore riesce a creare un personaggio ben disegnato, specchio di un disagio che si è ormai insinuato nelle pieghe delle famiglie contemporanee. Una madre assente e irrazionale, un padre preoccupato, che vive solo in un appartamentino triste e scarno, una sorellina silenziosa, che si relaziona al mondo pronunciando in continuazione la parola “cacchio” e infine due vicini tetri ed enigmatici - i “Nespola”- che nascondono dietro a una facciata di perbenismo borghese infamie e nefandezze sono il nucleo affettivo di Pietro, che cerca rifugio nella sua intensa attività epistolare. Attraverso le molte lettere scritte a Marianna - a cui il ragazzino si rivolge in modo sempre diverso con nomignoli che ben esprimono il suo altalenante stato d'animo - il tredicenne trascina il lettore nel suo universo, in un vortice di volti, personaggi ed emozioni. Alla forma chiusa e claustrofobica della prima edizione del romanzo, concepito come un diario, Di Stefano ha, infatti, preferito un racconto polifonico, che nel rapporto fra mittente e destinatario sapesse far entrare una coralità di voci. La cornice poliziesca del racconto, il cui intreccio si fa via via più complesso e articolato con il procedere delle pagine, conferisce al romanzo un ritmo incalzante: le vicende inquietanti che all’inizio sembrano solo il frutto dalla fantasia malata di un ragazzino fragile e solo – ossessivo è proprio il suo rivolgersi a Marianna, escogitando epiteti ogni giorno diversi e stravaganti – prendono piede nella realtà e ciò che prima sembrava solo la proiezione di una paura si concretizza, svelando un mondo popolato da usurai, suicidi e assassini.Le Top News del Sole 24 ORE sul telefonino. | TOP al 48224 |
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