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5 gennaio 2006 |
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Il testamento biologico nelle riflessioni di 10 giuristiS.Bio. |
«Il tema della morte è molto impopolare per chiunque lo tratti.
Ogni volta che mi trovo ad affrontarlo - e la mia professione mi porta a farlo forse più spesso di altri - come medico, come scienziato o semplicemente come uomo, sono consapevole che può essere lacerante per la sensibilità di molti perché è difficile accettare che si spenga la vita che amiamo, o dovremmo amare, più di ogni cosa e che rappresenta il nostro bene supremo. Ma ogni volta penso anche che è un tema che non si può nascondere, ignorare o mistificare. Credo sia utile una presa di coscienza e sia necessario un dibattito leale e civile e il più possibile partecipato». A dirlo è il professor Umberto Veronesi nella prefazione al volume Testamento Biologico, riflessioni di dieci giuristi edito da Il Sole 24 Ore e dalla Fondazione Umberto Veronesi.Veronesi torna così su un tema da tempo a lui caro, tema quantomai attuale e controverso. Come spiega il Presidente della Cassa forense, Maurizio de Tilla, «attraverso il testamento biologico e attraverso la compilazione di direttive anticipate, un individuo può liberamente indicare i trattamenti sanitari che vuole ricevere e quelli cui intende rinunciare quando non sarà più in grado di prendere decisioni autonomamente».
Al volume che propone di estendere il principio del consenso informato a garanzia del rifiuto di cure in caso di malattie irreversibili, hanno collaborato con singoli contributi alcuni fra i più insigni giuristi delle materie civilistiche del nostro paese: Salvatore Patti, Pietro Rescigno, Guido Alpa, Lorenzo D'Avack, Luigi Balestra, Rossana Cecchi, Gilda Ferrando, Michele Sesta, Diana Vincenti Amato e Giovanni Bonilini.
Il volume sarà in edicola per un mese con Il Sole-24 Ore al prezzo di 3 euro a partire dal 12 gennaio
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