Ogni tanto si ha l’impressione che l’autore si dimentichi che c’è un mistero da risolvere.
Lo strano incidente a cui Isabel Dalhousie assiste all’inizio del Club dei filosofi dilettanti (in uscita per Guanda in questi giorni) sembra solo un pretesto che Alexander MacCall Smith utilizza per entrare nella vita privata di questa affascinante single quarantenne, mezza scozzese e mezza americana, e della città in cui vive, l’austera e raffinata Edimburgo, in bilico tra la ricchezza della sua tradizione e l’invasione maleducata e rozza della modernità, stigmatizzata nei gruppi vocianti di giovani coperti di piercing o nei loschi traffici degli ambienti finanziari.
Isabel è l’eroina dell’ultima saga ideata da McCall Smith, professore di diritto nella capitale scozzese, nato in Zimbabwe, con all’attivo una cinquantina di titoli tra romanzi, libri per ragazzi, testi accademici e racconti. Reso celebre dalla serie di gialli ambientati in Botswana e risolti dalla detective Precious Ramotswe (sei titoli pubblicati in Italia da Guanda), lo scrittore torna ora in libreria con un nuovo personaggio femminile, altrettanto ironico, sagace e complesso. A differenza di Precious, Isabel Dalhousie è colta, ricca e raffinata, ama il buon vino, la poesia e il cibo italiano. Non deve risolvere misteri per sbarcare il lunario, come la sua collega africana, ma come lei è spinta a farlo da una naturale propensione a “immischiarsi in problemi che non la riguardano” e da una sorta di dovere morale verso chi le sta vicino. “Non possiamo sentirci in obbligo verso tutto il mondo – spiega alla nipote Cat, che cerca di dissuaderla a farsi coinvolgere nel caso in questione -. Ma abbiamo un dovere nei confronti di quelli in cui ci imbattiamo, che entrano nel nostro spazio morale. E cioè il prossimo: vicini, conoscenti e così via”.
Direttore della “Rivista di etica applicata”, single e indipendente, Isabel affronta ogni passo della sua indagine dibattendosi in questioni di etica e morale, aiutata nella riflessione dal pensiero di Kant, Hume, Freud, Klein, ma anche dai suoi amati poeti, Auden su tutti. Snob e curiosa, talvolta un po’ conservatrice o ironicamente (e consapevolmente) severa nei suoi giudizi nei confronti dei “tempi moderni”, Isabel trascorre le giornate tra la correzione di un saggio di filosofia e uno spettacolo a teatro o una mostra di pittura. E proprio durante un concerto assiste alla caduta dal loggione di Mark Fraser, giovane impiegato in una società di finanza. Isabel si sente in dovere di scoprire cos’è successo veramente quella sera alla Usher Hall (“Non pensi che l’ultima persona che vedi sulla terra ti debba qualcosa?”, domanda a Cat), chi e perché può aver voluto la morte del ragazzo. Entra così in contatto con una Edimburgo, quella dell’alta finanza e dei suoi oscuri retroscena, a lei del tutto estranea e sconosciuta. Attorno a lei, un gruppo di personaggi che ne controbilanciano il carattere: la giovane ed energica nipote Cat, l’ex fidanzato di lei, Jamie, bello e generoso, e la fedele Grace, la governante semplice e schietta, che filtra il mondo e gli eventi attraverso il suo buon senso di poche parole.
Nelle ultime 100 pagine il ritmo – spezzato e rallentato da continue riflessioni filosofiche, descrizioni della città e ricordi della sua giovinezza – si fa incalzante, ma la soluzione del giallo arriverà inaspettata, come un’intuizione improvvisa, nelle ultime righe del libro.
Il Club dei filosofi dilettanti, Alexander McCall Smith, Guanda, 263 pagg., 14,50 euro.