Sandrone Dazieri soffre della sindrome di Harry Potter.
No, non è una cosa grave. E’ solo che, casualmente due libri di recente uscita (“Harry Potter e il principe mezzosangue” di Joanne Kathleen Rowling e “Il karma del Gorilla” di Dazieri) sembrano essere stati pensati più in funzione della prossima traduzione in film che a favore della pagina stampata. Non solo, ma i personaggi risentono in misura decisa della suggestione degli attori destinati a interpretarli sul video. E così Severus Piton assume sempre più i tratti e la personalità con cui Alan Rickman lo traduce (bene) sullo schermo e il Gorilla ha già preso dei tratti di Claudio Bisio, interprete del ruolo del Gorilla nel primo film tratto dalla serie (“La cura del gorilla”) che uscirà nei cinema il 3 febbraio prossimo. Non solo, ma mentre i precedenti libri di Dazieri si svolgevano in unità di tempo e luogo e sostanzialmente in Lombardia, in questo libro si spazia dall’Italia all’Argentina alla Francia, con lunghe scene in alto mare su un cargo, spalmate nell’arco di 4/5 mesi. Non solo, ma gli ingredienti del film d’azione ci sono tutti: inseguimenti, pestaggi, scene in prigione, sparatorie e anche un pizzico di sesso. Quello che ne emerge è che, tenendo d’occhio più la sceneggiatura del prossimo film che il risultato in pagina, il Gorilla acquista più movimento e più appeal immediato, ma perde quella patina di sfortuna congenita, incrociata con la malinconia che ne aveva fatto un bellissimo carattere, un Philip Marlowe dei perdenti (e di sinistra) in un mondo cinico e disincantato. Non solo, ma, mentre nei libri precedenti il Gorilla era un “eroe”, perdente, ma pur sempre eroe, nel “Karma del Gorilla” si trasforma in un vincente, cinico e disincantato che viene mollato dagli amici (ma lui li ha traditi) e si accasa con la bella di turno e per giunta ricca, affascinante, sensuale e simpatica. Un po’ troppo, no? Ma torniamo al punto di partenza: la saga del Gorilla nasce nel 1999 col libro “Attenti al Gorilla” (Mondadori). Il protagonista, che si chiama Sandrone come l’autore e con lui condivide molti punti della biografia (anche la nascita a Cremona nel 1964) , è una sorta di detective privato con un passato da buttafuori nelle discoteche e da militante del centro sociale Leoncavallo, un punto di ritrovo “mitico” dell’area antagonista milanese negli anni ’80 e ora semplicemente un locale con una buona programmazione e un pubblico d’origine sinistrorsa. Le indagini di Gorilla si svolgono sempre all’interno degli ambienti della ex sinistra extraparlamentare e la sua cifra stilistica tipica è quel disincanto malinconico che lo separa da “quegli anni formidabili” come li chiamava Mario Capanna, ma senza nessuna abiura né distacco. Sono gialli che si svolgono attorno agli ambienti del post ’77 e dintorni, ben scritti e ottimamente orchestrati, un po’ sulla falsariga di quanto fa Massimo Carlotto. Tra i due le differenze sono però tante: di stile e di trama. Carlotto scrive con ambizioni più vaste e con esiti maggiori. Dazieri non dimentica mai l’arma del sorriso e della leggerezza finale. Due valentissimi esempi di quella scuola del noir italiano che ha preso le mosse da Carlo Lucarelli e immediati dintorni. Colpo di genio di Dazieri è stato anche inventare un personaggio (il Gorilla, per l’appunto) che soffre di una sorta di disturbo psichico, di uno sdoppiamento pronunciato della personalità. Il Gorilla, in realtà, è scisso in due persone: il personaggio narrante e il “socio”, ossia l’altra personalità che si sveglia quando il primo si addormenta. Il “socio” è cinico, freddo, colto, più cattivo e più abile del Gorilla. Che è invece teneramente goffo, pasticcione e destinato ad amare sconfitte dalla vita (è l’unico personaggio seriale che venga lasciato dall’eterna fidanzata). L’alternarsi tra le due anime del Gorilla fornisce anche la possibilità di giocare su due registri di narrazione: in prima persona quando è in campo il titolare e in terza persona quando agisce il “socio”, che lascia tracce per iscritto delle sue azioni. Intendiamoci, tutti questi ingredienti ci sono anche in questo volume, che è il quarto della serie, ma con i cedimenti al canovaccio cinematografico (o meglio, da telefilm) di cui abbiamo detto sopra. Ora non resta che aspettare il film. Per poter dire che non sarà mai come il libro.
Il Karma del Gorilla di Sandrone Dazieri
Strade Blu Mondadori
Pag. 293 - 15,00