27 gennaio 2006 |
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Il rischio penale in finanzadi Stefano Natoli |
Sempre più spesso le vicende economiche e finanziarie si risolvono nelle aule di giustizia: ne sono un esempio lampante le tentate scalate bancarie condotte dai ‘furbetti del quartierino’ - i vari Fiorani, Consorte, Ricucci e Gnutti - le operazioni disinvolte che hanno portato ai grandi crack alimentari - Cirio e Parmalat - o ancora la leggerezza dimostrata da diversi istituti bancari nell’allocazione dei bond argentini.
Servirebbe un codice penale dell’economia
La tesi di fondo del libro, ha detto l’autore a ‘Il Sole 24 Ore Radiocor’, “è che il diritto penale dell’economia ha acquistato una sua dignita’ - sia sociale sia istituzionale - ed e’ molto sentito dagli operatori. Cionondimeno, la normativa e’ ancora sparsa e disomogenea, presenta sproporzioni di pene e comportamenti oscillanti. Sanzioni che possono essere severe o trascurabili. Insomma, questa branca del diritto non e’ ancora codificata. Servirebbe un codice penale dell’economia”.
Cosi’ come servirebbe, secondo il magistrato, un’Authority con poteri inquisitori e indagatori che possa fungere da diga di sbarramento al dilagare degli scandali i cui risvolti coinvolgono ormai centinaia di migliaia di cittadini-utenti. Qualcosa invero è stato fatto: “Grazie al decreto legge del maggio scorso, dice il magistrato, i poteri della Consob sono, ad esempio, aumentati. Un risultato fondamentale di quella legge e’ la possibilita’ di ricorrere alle intercettazioni telefoniche per alcuni tipi di reato per i quali fino a maggio cio’ non era consentito. Tanto per dire, l’inchiesta Antonveneta senza quella legge non sarebbe partita”.
Particolarmente interessate, anche per gli agganci alla cronaca, il capitolo riguardante il rischio penale di professioni moderne - quali il promotore finanziario, il consulente o il mediatore - legato ai reati tipici di truffa, insider trading, aggiotaggio, appropriazione indebita.
Degna di nota anche la parte dedicata al nuovo reato di infedeltà patrimoniale: “con l’introduzione di questa nuova figura delittuosa - sottolinea l’autore - si è inteso completare la tutela giuridica del patrimonio della società di fronte all’aggressione portata dai suoi amministratori”.
Cinquantatre anni, Pubblico Ministero, componente del dipartimento specializzato nel "diritto penale dell' economia" della Procura della Repubblica di Milano, Targetti affronta, inoltre, gli effetti di taluni istituti del nuovo diritto societario sul delitto di bancarotta, le ricadute "nel penale" di diffusi strumenti economici - come la cartolarizzazione dei crediti e dei prodotti derivati - le prospettive che si aprono di fronte a nuovi istituti giuridici, i profili penali che possono sorgere nella stipula e nell' esecuzione di diffusi modelli contrattuali - come la concessione di finanziamento e il leasing - gli strumenti di accesso dell' autorità giudiziaria al mondo bancario.
Non mancano gli spunti di riflessione critici verso alcune figure di reato “sostanzialmente inutile”, quali quello della confusione di patrimoni a carico dell’intermediario mobiliare.
Una carrellata di temi che si trasformerà in un utile strumento per gli addetti ai lavori e costituirà senz’altro per tutti un’occasione di riflessione. “Una sorta di antologia - precisa l’autore - destinata a un operatore che vuole sapere quale rischio corre sotto il profilo penale facendo ad esempio un’operazione di leverage buy out”.
Riccardo Targetti
Il rischio penale nelle operazioni societarie, bancarie e finanziarie
Ita Edizioni
Pagg 202, euro 40,00
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