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3 febbraio 2006

L'orgoglio sorpassato
di Joe Wright

di Federica Giovannelli

Nell’ultimo decennio c’è stato un vero e proprio proliferare di adattamenti cinematografici più o meno liberamente tratti dai romanzi di Jane Austen.

Solo nel 1995 hanno visto la luce “Ragione e sentimento” di Ang Lee; “Persuasion” di Roger Michell e una “Emma” in versione aggiornata (“Ragazze a Beverly Hills”, Amy Heckerling), ambientata nelle High School della California. Nel 1996 “Emma” torna nuovamente sugli schermi per la regia di Douglas McGrath, e nel 1999 è la volta di “Mansfield Park” scritto e diretto da Patricia Rozema. Per non menzionare poi la versione televisiva di “Orgoglio e pregiudizio” prodotta dalla BBC e dalla A&E (con Jennifer Ehle and Colin Firth rispettivamente nei ruoli di Elizabeth Bennet e di Fitzwilliam Darcy) che, nel 1995, ha letteralmente entusiasmato undici milioni di spettatori inglesi.
Si potrebbe arguire che si tratti di una riscoperta tardiva della letteratura femminile da sempre trascurata e negletta e non certo perché indegna di una qualche attenzione. Si potrebbe arguire, anche, che l’odierno interesse nei confronti di una letteratura femminile che si incentra sullo studio dei caratteri, sull’analisi delle emozioni, sullo status delle donne nella società degli inizi del XIX secolo sia in odore di nostalgia per un’epoca in cui le donne erano certamente più arrendevoli. Si potrebbe arguire, infine, che l’opulenza, il decoro, le convenienze, gli svaghi e le frivolezze che definiscono l’universo appartato e dorato descritto con minuzia e sarcasmo da Austen, trovino una perfetta corrispondenza in quei film in costume il cui primario intento è di offrire una compensazione al nostro desiderio di un’esistenza lontana dal clamore e dalla trivialità del mondo contemporaneo.
Quale che sia l’ipotesi più calzante, la tendenza in atto non accenna a scemare se ancora oggi viene riproposta una nuova versione cinematografica di “Orgoglio e pregiudizio”, regista Joe Wright, interpreti Matthew Macfadyen (Mr. Darcy, ruolo che nel 1940 era stato del grandissimo Laurence Olivier) e Keira Knightley (Elizabeth). È noto che gli adattamenti più efficaci sono quelli in cui si riproduce lo spirito del testo senza seguirne pedissequamente la lettera, tanto più che nel passaggio dal letterario al filmico la differenza tra un medium e l’altro impone necessariamente degli aggiustamenti. Wright - al debutto sul grande schermo - e la sua sceneggiatrice (Deborah Moggach) tengono nella dovuta considerazione le diversità di linguaggio e, tutt’altro che arbitrariamente, comprimono il romanzo, eliminano scene e personaggi, tagliano interi dialoghi, costruiscono insomma un film originale e personale, che pure non è affatto “infedele” al testo di partenza. E gli Academy Awards gli danno ragione, candidando “Orgoglio e pregiudizio” a quattro premi Oscar, tra cui quello a Keira Knightley come miglior attrice protagonista.
Il matrimonio, o meglio, la necessità di maritarsi come unica sistemazione onorevole per signorine di buona famiglia ma scarse di mezzi” (Austen, BUR, p. 122). È questo il motivo per cui la signora Bennet (Brenda Blethyn) è così ossessionata dal desiderio di vedere ammogliate le sue cinque figlie, al contrario del suo conciliante marito (Donald Sutherland) che sembra più propenso a lasciar fare alla fortuna o al caso. Ma, fatti salvi gli incidenti di percorso e gli intrecci secondari, la storia dell’orgoglio ferito di Elizabeth e dei pregiudizi sociali di Darcy procederà come da copione, concludendosi con un matrimonio. Lizzy darà a Darcy la lezione che merita, acquisendo quel potere di “istruire” che Rousseau riteneva appannaggio dei soli uomini e quella capacità di agire per cui le donne hanno lottato tanto.
Almeno questo è ciò che sembra dirci Wright nel suo “Orgoglio e pregiudizio”. Wright che è bene attento a calibrare romance, satira sociale e dettagli storici che restituiscano visivamente l’atmosfera dell’età Regency (campagne inglesi e magnifiche proprietà annesse), dipanando sotto gli occhi dello spettatore le immagini di un mondo edulcorato e lontano in cui le donne avevano appena cominciato a raccontare le proprie storie.
Unico neo: chissà se Wright ha notato che nel recuperare oggi questa storia di donne che si fanno valere all’interno dei ruoli femminili tradizionali avrebbe potuto scegliere una chiave di lettura più moderna. Per Virginia Woolf a Jane Austen non sarebbe dispiaciuto affatto.

Titolo originale: “Pride and Prejudice”; Regia: Joe Wright; Sceneggiatura: Deborah Moggach; Fotografia: Roman Oshin; Scenografia: Sarah Greenwood; Costumi: Jacqueline Durran; Montaggio: Paul Tothill; Produzione: Universal Pictures, Working Title Films; Distribuzione It.: UIP; Interpreti: Keira Knightley, Matthew MacFadyen, Donald Sutherland, Brenda Blethyn, Judi Dench, Tom Hollander, Rosamund Pike; Origine: Gran Bretagna; Anno 2005; durata: 127’. .



 

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