I politici sono tutti ‘contaballe’, almeno durante la campagna elettorale, periodo in cui “il linguaggio, il posizionamento e la grammatica favolistica s’impadroniscono del discorso pubblico”.
Lo sostiene il massmediologo Klaus Davi nel volume “I contaballe. Le menzogne per vincere in politica” dato alle stampe dall’editore veneto Marsilio per la collana ‘i Grilli’. “Più il confronto politico si fa aspro – sostiene Davi - e più il ricorso alla narrazione fiabesca si trasforma in una necessità per chi deve comunicare il proprio progetto politico”. Le favole, infatti,”hanno un insegnamento morale, un lieto fine e tramandano un racconto popolare”, cosa quest’ultima indispensabile ad ogni leader. Almeno in questo l’Italia non ha però alcun primato negativo: “l’accusa di abusare di espressioni favolistiche è ormai una costante del confronto politico in tutto il mondo e a tutte le latitudini”.
Prodi il ‘Brutto anatroccolo’, Berlusconi il soldato di’ Luce azzurra’
Secondo l’editorialista de La Stampa, del Tg3 e de L'Espresso ogni politico ha la sua fiaba di riferimento. ‘Luce azzurra’ dei Fratelli Grimm - il racconto di un soldato che diventa principe grazie alla luce azzurra datagli da una strega – è ad esempio quella che si addice all’attuale presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, “il primo a capire che l’uso di un linguaggio favolistico ben dosato avrebbe attivato forti meccanismi di consenso senza alienare la fiducia degli elettori”, l’uomo che “più che incarnare una favola singola, incarna il modello fiabesco tout court abbinato alla politica”. Con Berlusconi il racconto popolare è diventato secondo Davi “esplicito, plateale”. Per rendersene conto basta sfogliare ‘Una storia italiana’, il libro che il leader della Casa delle Libertà fece spedire nella case di tutti gli italiani a pochi giorni dalle elezioni del 2001.
‘Il brutto anatroccolo’ di Andersen - che prima di diventare cigno deve affrontare l’ostilità dell'ambiente che lo circonda – suggerisce invece l’accostamento al leader dell’Unione, Romano Prodi. Secondo l’autore, titolare di un'agenzia di comunicazione d’impresa oltre che consulente di noti politici italiani, sarebbero “molti i punti in comune, i valori veicolati e le immagini fra il professore bolognese e il protagonista di una delle fiabe più note”. Per Prodi, “Il clima era ostile “non solo per lo scenario e il contesto ambientale, ma anche per una vera e propria denigrazione personale, proprio come nel caso del brutto anatroccolo”.
Ma perché la comunicazione politica ricorre al simbolismo e al linguaggio delle favole? Non necessariamente per occultare la realtà, sostiene l’autore - ma più direttamente per esprimere con maggiore efficacia il suo messaggio. Alle favole ricorrono uomini politici di ogni calibro, di ogni schieramento e di ogni nazionalità - oltre a Berlusconi e Prodi vengono citati fra gli altri Nixon, Carter, Mitterand, Bush - per conquistare voti, ma anche per attivare ampi meccanismi di consenso che attingono direttamente dall'inconscio collettivo. Le conseguenze - ammonisce Davi - possono essere molto serie, come nel caso dell'attuale politica americana che ha portato la manipolazione e l'inganno a essere riconosciuti come tratti identitari della presidenza di George W. Bush.
Con un linguaggio chiaro e ben articolato, il massmediologo riesce a farci comprendere i meccanismi di persuasione a cui ricorrono taluni politici per farsi eleggere, mettendo al contempo in luce le responsabilità di quegli elettori che scelgono comunque di votare chi sostiene…l’insostenibile.
Per avere successo in politica bastano dunque le favole? “Si, almeno durante le elezioni - dice Davi - Poi però c'è il risveglio, ovvero il governo. E il linguaggio deve cambiare”. Quanto al miglior contaballe in circolazione, Davi fa professione di diplomazia: “in campagna elettorale lo sono tutti”. Che sia…un contaballe?
Klaus Davi
I Contaballe. Le menzogne per vincere in politica
Marsilio
Pagg 255, euro 12,00