Un successo editoriale nel mondo arabo: cinque ristampe e centomila copie vendute e un film in arrivo, realizzato con un budget record per l’industria cinematografica del mondo arabo.
È il biglietto da visita di Palazzo Yacoubian, romanzo d’esordio del 47enne Ala Al-Aswani (che di mestiere fa il dentista), un ritratto al vetriolo dell’Egitto contemporaneo, scritto nel 2002, tradotto in inglese lo scorso anno e ora in uscita in italiano per Feltrinelli. Feroce e divertente, il libro-sorpresa di questo intellettuale-attivista del movimento d’opposizione “Kifaya” mette a nudo le contraddizioni di un Paese da 25 anni governato dal medesimo gruppo politico, dove – sostiene l’autore – la libertà e i diritti umani sono quotidianamente calpestati da un apparato di potere corrotto e antidemocratico.
Vizi privati e pubbliche virtù si intrecciano nei dieci piani di questo edificio (realmente esistente) costruito nel cuore del Cairo negli anni Trenta da un uomo d’affari armeno, che affidò i lavori a uno studio d’architettura italiano. Realizzato in stile europeo, con balconi decorati di statue con volti ellenici, colonne, scale e corridoi in marmo e un ascensore Schindler – Palazzo Yacoubian è il grande palcoscenico dove Ala Al-Aswani rappresenta le vite dei suoi personaggi, ripercorrendo 75 anni di storia del suo Paese e della città, dagli sfarzi della monarchia alla situazione attuale.
Differenze di classe, corruzione, miseria e ipocrisia convivono in questo edificio (i cui veri inquilini hanno fatto causa allo scrittore) di via Suleyman pasha, un tempo vivace arteria del centro cittadino, ricca di locali e negozi, frequentata da persone di ogni etnia e credo religioso. A quest’epoca perduta guarda con una punta di nostalgia Ala Al-Aswani, che in quelle strade è cresciuto, prima di trasferirsi negli Stati Uniti negli anni dell’Università. L’epoca di re Faruk, rimpianta nel libro da Zaki bey al-Dusuqi, un anziano aristocratico con la passione per le donne e il whiskey. Ma anche l’epoca di Nasser e Sadat, dopo la rivoluzione.
Tutto cambia dalla morte di quest’ultimo (1981) in poi, con il sopravvento di quello che l’autore non esita a definire un regime e la crescita progressiva dei fondamentalismi religiosi e della povertà. Un’evoluzione che si riflette nella vita del palazzo: ai nobili e ai diplomatici che vi alloggiavano nei primi anni, si sostituiscono un po’ alla volta i militari, i poveri (sistemati sul terrazzo), i commercianti e gli arricchiti.
Ed eccoci al presente, ai giorni che precedono e seguono immediatamente la guerra in Irak del 2002. Ora a Palazzo Yacoubian abitano personaggi come Hagg Azam, milionario senza scrupoli che cerca di entrare in politica con metodi non del tutto leciti. O come Taha, giovane idealista e determinato, che studia per entrare nell’Accademia di polizia, ma viene respinto, nonostante i voti brillanti, solo perché figlio di un portiere. Dopo la delusione, il ragazzo si avvicinerà ai gruppi estremisti islamici, subirà umiliazioni terribili da parte delle forze dell’ordine e finirà per arruolarsi nella Jihad. Accanto a lui, la fidanzata Buthayna, che poi lo lascerà, costretta, per mantenere la famiglia, a cedere alle molestie dei suoi datori di lavoro. E ancora, i fratelli Abaskharon e Malak, due cristiano-copti devoti a Dio, che pure non disdegnano il denaro e qualche truffa per arrivare al loro obiettivo. Infine, la figura innovativa e audace, per la letteratura araba, di Hatim, brillante giornalista omosessuale, protagonista di una tragica storia d’amore con Abduh.
Ala Al-Aswani racconta le loro storie in brevi paragrafi, interrompendole e incastrandole tra loro in un appassionante effetto di suspence e alternandole con una voce fuori campo che ripercorre la storia dell’Egitto contemporaneo, senza lesinare commenti e generalizzazioni ironici e pungenti sulla società e i suoi mutamenti.
Palazzo Yacoubian, Ala Al-Aswani
Feltrinelli, 214 pagg, 16 euro