Segni particolari di un establishment che tenne sotto il proprio tallone l’Europa ricavati da 110 opere di alcuni dei più illustri maestri di una stagione artistica senza eguali.
Quanti amano la cultura cinquecentesca troveranno pane per i loro denti nella mostra “Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci”, collettiva in programma al Museo di Capodimonte di Napoli fino al 4 giugno che fa il punto sul meglio della produzione ritrattistica di Rinascimento e Maniera. Il potere sembra essere il tema dominante dell’intero allestimento. Un potere inteso in accezioni diverse ma spesso complementari: da un lato il potere politico e quello culturale, dall’altro il potere della seduzione delle cortigiane, donne che accompagnavano quanti ricoprivano incarichi istituzionali facendo loro da corollario con la propria bellezza. Un potere indagato nel profondo, da artisti di straordinaria sensibilità e rara padronanza tecnica, fino agli abissi dell’io.
L’esposizione, curata da Nicola Spinosa, riunisce così oltre 30 ritratti di Tiziano e 90 di suoi illustri contemporanei come Raffaello, Pontormo, Tintoretto, Sebastiano del Piombo e Ludovico Carracci, provenienti da collezioni private e da alcuni tra i più prestigiosi musei italiani e stranieri. Tiziano è stato sicuramente il principale protagonista della scena artistica veneziana del Cinquecento, dove, nel 1516, alla morte di Giovanni Bellini, fu nominato Primo Pittore della Repubblica. Da quel momento ottenne incarichi sempre più prestigiosi e dipinse allegorie mitologiche, scene religiose e, soprattutto, ritratti, genere prediletto dai potenti dell’epoca. Fu la singolare capacità di cogliere la personalità dei suoi committenti, in una concretezza esaltata dal colore, a determinare il grande successo di questo artista, che rinnovò i clichè del “Ritratto di Stato” modernizzando il genere. Tre le sezioni su cui si articola il percorso espositivo. La prima parte con i ritratti che Tiziano eseguì per la famiglia Farnese e prosegue con vari volti del potere politico, istituzionale e ecclesiastico. Una lunga teoria di sovrani, principi, duchi e granduchi, conti e dogi, insieme a pontefici, cardinali e alti prelati.
La seconda sezione è dedicata all’immagine del sapere e riunisce opere raffiguranti artisti, poeti, letterati, musici, abili artigiani, uomini di scienze e di pensiero. In ultimo, spazio alla seduzione con un’intera sezione di ritratti di donne (per lo più amanti e cortigiane “di lusso”), a costituire una fitta successione culminante con “la Danae” di Tiziano, probabile ritratto di una cortigiana del Cardinale Alessandro Farnese nelle vesti della mitica, “costosa” e fortunata fanciulla di cui Giove s’era innamorato. Vere e proprie immagini dello straordinario “potere di seduzione” esercitato dalla donna in tutti i tempi. Tra le opere per la prima volta visibili in Italia si segnalano il Ritratto di Baldassare Castiglione, custodito al Louvre di Parigi, lo Jacopo Strada di Tiziano (dal Kunsthistorisches Museum di Vienna) e, sempre dell’autore cui è dedicata la più ampia parte dell’esposizione, l’Autoritratto (dallo Staatliche Museen di Berlino) e l’Allocuzione del Marchese del Vasto (dal Museo del Prado di Madrid). Non sono soltanto i “prestiti d’eccezione” a valere la visita all’esposizione partenopea. Grande attenzione meritano infatti le opere di Tiziano recentemente restaurate, come i ritratti di Carlo V, Filippo II, Alessandro Farnese, Paolo III con i nipoti (del Museo di Capodimonte), Don Pedro de Toledo (dall’Alte Neue Pinacothek di Monaco) e il Ritratto dell’Ambasciatore Gabriel de Luetz Monseigneur d’Aramont custodito alla Civica Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.
«Ariosto comincia il suo Orlando Furioso avvertendo che avrebbe cantato di “dame, cavalieri, armi ed amori” – spiega il curatore Spinosa -. E forse questo è il modo migliore per accostarsi a questa mostra. Si tratta di famosi personaggi delle più prestigiose corti europee, di illustri poeti e letterati, di dame, meglio, cortigiane, famose e seducenti. Ma non è solo questo, perché i ritratti di Tiziano come di Raffaello, di Pontormo o di Bronzino, di Parmigianino o di Moroni e di tanti altri che, tra Rinascimento e Maniera, hanno dato vita ad una delle stagioni più luminose dell’arte italiana ed europea, ci restituiscono non solo le apparenze fisiche e il lusso ostentato dei loro abiti preziosi. Sono, infatti, tutti ritratti “di dentro”: quasi il risultato dello scrutare nel profondo gli aspetti più intimi e segreti di uomini e donne, giovani e anziani, raffigurati con le loro ambizioni, speranze, attese o illusioni, al di là di atteggiamenti “ufficiali” o di parata, sempre restituendoci, di principi e pontefici, imperatori e poeti, regine e “favorite”, le reazioni sentimentali più vere e profonde».
“Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci”
Napoli, Museo di Capodimonte, dal 24 marzo al 4 giugno
Catalogo: Electa Napoli