Le scalate di Fiorani e Consorte, i crack della Parmalat e della Cirio, le vicende della Bipop e quelle legate ai Tango bond: insomma gli scandali che hanno minato negli ultimi anni la credibilità della finanza italiana e che hanno bruciato i risparmi di centinaia di migliaia di risparmiatori.
È tutto raccontato in questo volume, edito per i tipi Aliberti, da un protagonista assolutamente di primo piano: Fabrizio Tedeschi è stato infatti il fondatore, nel 1995, dell’Ufficio Insider Trading della Consob, l’Authority – nata nel 1974 – che vigila sulla trasparenza delle attività del mercato mobiliare italiano. Il fine del libro-intervista - le domande, sempre puntuali, che dettano il ritmo della narrazione sono a cura di Fabio Macchi, già caposervizio delle Cronache alla ‘Gazzetta di Reggio’, ora responsabile dell’Ufficio Stampa della Provincia di Reggio Emilia - “è quello di descrivere la cruda realtà del mercato finanziario italiano senza aggiunte cinematografiche o colpi ad effetto”. Il quadro che emerge “non è catastrofico” - in Italia si può investire, anche se prima è consigliabile prendere le “adeguate contromisure” - ma per evitare il ripetersi di “certe degenerazioni” è necessario dotarsi di strumenti adeguati. Il racconto prende le mosse dalla “strana operazione” che la Banca Popolare di Lodi guidata da Giampiero Fiorani sembra avere architettato fra il 2001 e il 2002 per mettere le mani sulla Banca popolare di Crema: un rastrellamento di titoli attraverso una fiduciaria svizzera (la Summa di Lugano) che oggi, alla luce dei clamorosi sviluppi dell'inchiesta su Bancopoli e i ‘furbetti del quartierino’, appare come una sorta di prova generale della scalata ad Antonveneta risoltasi con l'arresto di Fiorani e - indirettamente - con le dimissioni del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Un lavoro meticoloso, quello condotto dalla squadra guidata dal ‘Pastore Tedeschi’ (questo uno dei tanti nomignoli affibbiati nel corso degli anni all’attuale partner di Analysis, una società di consulenza in materia di servizi d’investimento) che si concluse però con l'archiviazione degli esposti contro Fiorani e che costò allo stesso Tedeschi la cacciata dalla “polizia di Piazza Affari”: il suo concetto di vigilanza preventiva sul modello della Sec americana (investigazione, produzione di prove, testimonianze e segnalazioni) non era stato evidentemente giudicato in sintonia con i compiti dell’Istituzione di vigilanza.
Ed è diretta proprio al sistema dei controlli una della accuse più forti del libro: alla base di tutti gli scandali, ci sarebbe secondo Tedeschi l’assoluta insufficienza degli organi di vigilanza: “è tutto il sistema dei controlli sulle società italiane che sembra aver fatto acqua: dagli organi interni…a quelli esterni, come le società di revisione o di rating”. Un’altra accusa pesante è rivolta agli Istituti di credito che – come nel caso Parmalat – sarebbero state a conoscenza della reale situazione dei bilanci – e non avrebbero esitato a scaricare sui risparmiatori i costi che avrebbero invece dovuto pagare in prima persona.
La ricetta perché “tutto questo non succeda di nuovo” sembra alquanto semplice, almeno a parole: “Rivedere certe leggi, usare meglio e applicare quelle che ci sono, inasprire le pene per far si che al delitto corrisponda un castigo certo e appropriato. Prevedere strumenti che favoriscano le denunce civiche. Introdurre anche in Italia la class action…dare maggiore credibilità e indipendenza agli organi di controllo interni”. Ma soprattutto, sottolinea Tedeschi, è indispensabile mettere in piedi una “vigilanza preventiva, con strumenti e modalità tipicamente investigative”, un “sistema snello, nel quale ognuno resti concentrato sui propri obiettivi”.
Fabrizio Tedeschi con Fabio Macchi
Gli intoccabili del Quartierino
Aliberti editore
Pagg 176, euro 13,50