L’interesse per i distretti industriali, rinnovato dalla Finanziaria 2006, trova un utilissimo strumento di lavoro nella seconda edizione di DistrettItalia, la Guida ai Distretti Italiani 2005-2006, a cura di Distretti Italiani, il club nato a Biella nel 1994.
Si tratta di un censimento aggiornato: dai 100 dell’edizione 2004 i distretti sono infatti saliti a 150. La pubblicazione contiene le schede dettagliate dei distretti, con una nota storica, i dati relativi a occupati, fatturato, imprese coinvolte e i riferimenti. Il criterio scelto per compilare l’elenco e’ legislativo e considera come distretti quelli riconosciuti dalla legge regionale. Sono, comunque, compresi distretti di rilevante importanza storico-culturale, come Canneto sull’Oglio o Fara San Martino, pur senza riconoscimento normativo. Enrico Letta (Margherita), che firma la prefazione, parla di “ruolo centrale” dei distretti nella ripresa del sistema economico italiano.
Dai distretti il 46% dell’export nazionale
“I distretti industriali - sottolinea Letta - possono e devono rivestire un ruolo centrale nella ripresa dalla crisi in cui il sistema economico si trova”, ma “tutto cio’ avviene se essi sostengono il salto dimensionale delle piccole e medie imprese, se ne incentivano l’innovazione e se supportano un’autentica e sistematica internazionalizzazione”. Il responsabile della Margherita fotografa lo stato del dibattito, rinnovato dalla normativa inserita nella Finanziaria 2006, e l’esigenza di accompagnare “il processo di cambiamento” dei distretti. In questo quadro, la Guida, alla sua seconda edizione, è un utilissimo strumento di studio e di lavoro, soprattutto dopo il convergere bipartigiano di attenzioni e progetti sul distretto come potenziale di nuovo sviluppo, con un forte carattere locale e una vocazione ad andare all’estero – il presidente della Piccola industria di Confindustria Sandro Salmoiraghi, nel suo contributo alla pubblicazione, ricorda che i distretti generano il 46% dell’export nazionale.
La pubblicazione contiene schede dettagliate di ciascun polo, con una nota storico-geografica, i dati relativi a occupati, fatturato, imprese coinvolte, quote di esportazione e i riferimenti di ciascun distretto. Il volume e’ stato “distribuito sugli scaffali delle librerie italiane – segnala Paolo Terribile, presidente di Distretti Italiani nell’introduzione – per favorirne l’accessibilità a un pubblico il più vasto possibile” ed e’ stato tradotto in inglese per diffonderlo all’estero. Terribile auspica, infatti, che «questa sorta di Bignami» possa «avvicinare, non solo il consueto pubblico istituzionale o gli addetti ai lavori, ma il cittadino comune». Nel volume è raccolta una lunga conversazione con il segretario nazionale dei Distretti Italiani Italo Candoni, organizzata in sette “finestre” su “cosa sono e dove stanno andando” i distretti italiani, sui cambiamenti che li interessano, sulle regole che li riguardano, sui loro talenti, sulle priorità che suggeriscono per il rilancio dell’economia e sul loro futuro; mentre in chiusura compaiono i contributi, offerti come chiavi di lettura, di alcuni esperti della materia come Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison e presidente della Commissione voluta da Giulio Tremonti per approfondire l’applicazione delle norme della Finanziaria 2006 e Paolo Sylos Labini. Non mancano un elenco di link utili e un vademecum legislativo sulla normativa relativa ai distretti regione per regione.
DistrettItalia
Guida ai Distretti Italiani
2005-2006
Logo Libri, Le Balze
Pagg 221, euro 20