Chi lavora in agenzie web, chi fa il pastore precario, chi vive flessibilità di ogni genere, chi rimane stagista a vita, chi a vent'anni fa un lavoro "di relazioni e di successo", chi lavora in uno studio da avvocato ma si mantiene facendo il cameriere, chi fa il part-time in un museo.
Lavoratori per Internet, lavoratori interinali... e “quarantenni narcotizzati da una quotidianità sovrastante”, per i quali è sempre più difficile permettersi di fare figli. È il quadro impressionante che emerge dall’ultimo lavoro di Aldo Nove edito per i tipi Einaudi: quattordici interviste a giovani e non più giovani affiancate ogni volta da un commento introduttivo dell’autore. Un libro-inchiesta che mette a nudo la difficoltà di vivere nel mondo del lavoro frammentato, degli stage, dei contratti a progetto, dei mestieri sottopagati, del lavoro “nuovo, ineffabile” e che sembra puntare l’indice contro quella legge 30 entrata in vigore il 24 ottobre 2003 - detta anche Legge Biagi - che qualcuno vorrebbe abrogare completamente, qualcun altro vorrebbe ‘alleggerire’ dagli aspetti peggiori - quali il job on call, il contratto di inserimento, lo staff leasing – qualcun altro ancora vorrebbe tenere così com’è o - come Confindustria - “completare con l’importante capitolo degli ammortizzatori sociali”.
14 istantanee su un esercito di ex co.co.co, neo co.pro, interinali e partite iva
Roberta - la protagonista della storia che dà il titolo al libro - insegna in una scuola per studenti lavoratori, ha un contratto a ore, un ex co.co.co “che però ancora è rimasto tale, che dovrebbe cambiare e resta cosi’, nel caos ministeriale”. Guadagna, appunto, 250 euro al mese. Troppo poco per vivere e fare progetti sul futuro. “Ti rendi conto giorno per giorno che la tua laurea, i tuoi decenni di esperienza non hanno nessun valore contrattuale, che sul piano del lavoro non sei niente”. Alessandra è invece un grafico pubblicitario che non trova lavoro nella Milano “già bevuta” degli anni Novanta ed emigra in Francia; Domenico un pastore sardo, “lavoratore autonomo con partita Iva”, costretto a svendere il latte delle sue pecore ad industriali che “decidono il prezzo secondo il loro assoluto comodo”; Riccardo, programmista in una società che realizza format televisivi, che si sente “manovalanza intellettuale riciclabile come plastica”; Angelo e Armando, operai cinquantenni vittime della ‘globalizzazione’; Leonardo, responsabile della comunicazione in una Dotcom, vittima dello scoppio della bolla di Internet; Cilia, ovvero lo scontro frontale con il mondo delle agenzie interinali; Marco, ex commesso in un negozio di abbigliamento, ex venditore di libri porta a porta, ex notificatore catapultato per necessità da Napoli al nord leghista; Maria, laureata in Architettura a Milano, che passa di licenziamento in licenziamento; Fabio, laureato in filosofia morale, un ‘antagonista’ del XXI secolo; Maria Giovanna, mancata modella, “perché troppo bassa”, ingaggiata da un'agenzia matrimoniale per disilludere i clienti alla ricerca di bellone perché si accontentino di cosa passa il catalogo; Edoardo, laurea in materie umanistiche, costretto a vivere di supplenze brevi e di collaborazioni saltuarie con redazioni di giornali, case editrici e biblioteche; Luigi, trentatre anni e già mille sacrifici alle spalle; Carlo - che a ventiquattro anni ha già una bambina di sei - lavora diciotto ore al giorno in quattro posti diversi per riuscire a guadagnare mille euro al mese.
Quattordici istantanee scattate e assemblate tra il 2004 e il 2005 per dare voce a un esercito composto di ex co.co.co, neo co.pro, interinali, partite iva, persone sospese fra un rinnovo e l'altro di contratti effimeri; gente costretta ad arrancare all’interno di un sistema che non garantisce alcuna protezione e che offre sicurezza zero. Ogni storia è un piccolo dramma, contrassegnato da bilanci brucianti e da interrogativi senza risposta: come si fa a prendere in affitto un monolocale o anche solo una cameretta in città come Roma o Milano se si ha un contratto di collaborazione a progetto e si percepiscono 6,50 euro lordi l’ora in un call center? Come si fa a desiderare un figlio a quarant’anni se le statistiche dicono che per crescere un bambino ci vogliono 230.000 euro?
“Quando scrissi Superwoobinda, alcuni anni fa - dice l’autore - volevo delineare una generazione priva di futuro. Il futuro, purtroppo, è arrivato”.
Aldo Nove
Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese...
Einaudi
Euro 12,50, pagg 182