È la storia di una fuga, dice il suo autore.
Una fuga da se stesso che cancella anche il nome del protagonista, di cui – dall’inizio alla fine – non conosceremo l’identità.
Di lui scopriamo un po’ alla volta che ha una cinquantina d’anni, che ha trascorso metà della sua vita facendo l’investigatore privato (soprattutto per conto di politici), che è un uomo cinico e senza scrupoli, eppure non per questo immorale o privo di sentimenti. Soprattutto, ci viene detto da subito che è uno scommettitore. E Lo scommettitore è appunto il titolo dell’ultimo romanzo di Remo Bassini (pubblicato da Fernandel), 50 anni, direttore del bisettimanale di Vercelli “La Sesia”, al suo terzo libro, lettore appassionato di Saramago e Izzo, ma soprattutto di don Luisito Bianchi, classe 1927, abate e scrittore, autore di La messa dell’uomo disarmato e di Come un atomo sulla bilancia.
Il protagonista del libro di Bassini ha fatto scommesse (con se stesso, prima di tutto) per tutta la vita e le ha vinte quasi tutte. E l’ultima è quella – che sta mettendo in atto quando noi lo incontriamo – di dare un taglio netto al suo passato, abbandonando lavoro, denaro, conoscenze, città e amori, per ricominciare da capo e ritrovare se stesso. Una decisione presa dopo un incarico fallito, ma soprattutto dopo l’incontro con Carmen, candidata sindaco sconfitta al ballottaggio, una donna ingenua ma dignitosa e onesta, diversa da tutti gli altri suoi clienti.
È la storia di un uomo in crisi, che si lascia alle spalle ricchezza, prestigio e potere e si trova ad affrontare un mondo di povertà, ristrettezze e dolore - tutto quello da cui aveva sempre cercato di fuggire. Ma è anche l’affresco di un’Italia di provincia che, spiega l’autore, è in fondo lo specchio di quello che accade nelle grandi metropoli, con la differenza che nelle piccole città tutti si conoscono, la gente parla e gli scandali vengono a galla più facilmente.
Il ritratto di Bassini è impietoso. Non solo (e forse non tanto) per quanto riguarda lo scommettitore, un uomo cinico, certo, con punte di qualunquismo, pronto a usare ogni mezzo per ottenere il proprio scopo, ma non per questo inconsapevole delle proprie bassezze, né insensibile alla dignità e al fascino delle persone oneste. Soprattutto, è impietosa la miscela di corruzione e amoralità con cui viene tratteggiato il mondo della politica e degli affari. Lo scommettitore è un uomo che affida la propria esperienza di consulente-spione (il confine è labile per sua stessa ammissione) a chi lo paga per vincere, siano essi politici, proprietari di squadre di calcio, sindacalisti o professionisti. Per farlo, usa tutti ogni mezzo: cimici, informatori, prostitute, ricatti, corruzione. Le cose non cambiano nemmeno quando lui decide di troncare con il suo passato. Lo conosciamo appunto nel momento in cui arriva – portato dal caso – in una città non identificata, di medie dimensioni, ricca ma non priva di sacche di profonda povertà, come ce ne sono molte, in Italia. Trova una stanza da pochi soldi in casa di Ornella, donna non più giovane, bella ma trascurata, povera ma dignitosa, e del figlio Giacomo, epilettico. Qui – dopo alcuni mesi trascorsi vivacchiando tra lavoretti e frequentazioni più o meno onesti – si trova coinvolto nell’ennesimo scandalo. Scommette di nuovo, questa volta per amore di una donna, e vince.
La struttura del libro rende questo continuo rimando tra passato e presente intrecciando ricordo e riflessione, alternando non solo i tempi della narrazione, ma anche il punto di vista di chi racconta (ora in prima, ora in terza, ora persino in seconda persona). Il risultato sono un ritmo e un’atmosfera che ricordano quelli di un giallo, tenendo il lettore in sospeso sino alla fine del romanzo.
Lo scommettitore
Remo Bassani
Fernandel
pagg. 192, 13 euro
www.fernendel.it