Pubblicato per la prima volta in Ungheria nel 1946, La sorella di Sándor Márai è un romanzo di profonda riflessione sulla vita e sul suo significato.
Un significato che sembra poter essere afferrato, come avviene al protagonista, solo quando una malattia grave colpisce l’uomo e lo porta a sfiorare la morte.
Ultimo libro che lo scrittore ungherese diede alle stampe nel suo Paese prima dell’esilio,
La Sorella esce ora tradotto in italiano da Adelphi e racconta la vicenda di Z., noto e stimato pianista e compositore ungherese, che viene colpito da un virus gravissimo al termine di un concerto a Firenze. Per alcuni mesi, durante la degenza presso una clinica della città toscana, l’artista avrà modo di interrogarsi sulla propria esistenza e su quella dell’uomo in generale, anche grazie al confronto quotidiano con i due medici che lo seguono, tanto diversi tra loro, quanto acuti e complementari.
Colpito da una sorta di paralisi che a poco a poco gli sottrae il controllo del suo corpo, Z. comprende che, da quel momento in avanti, tutto per lui sarà diverso: la sua esistenza, il suo amore irrisolto per E., la sua percezione di sé e degli altri. Ma proprio quando sta per cedere e abbandonarsi alla morte, una notte, stordito dall’ennesima iniezione di stupefacenti per lenire il dolore, la frase pronunciata da una voce di donna (“non voglio che lei muoia”) lo riporta alla vita. Non saprà mai chi è stato a dire quelle parole, se il suo inconscio o una delle quattro sorelle che lo assistono (le “mute testimoni”, le “angeliche ruffiane” che si muovono per la clinica nei loro “costumi di scena” bianchi e neri). E tuttavia quella frase risveglia in lui una forma di “elettricità ed eccitazione”. E ancora una volta “dopo tante confessioni, menzogne, entusiasmi e illusioni, avevo vissuto l’istante nel quale un anima, attraverso un corpo, chiama alla vita, con tutte le sue forze, un’altra anima…Sapevo che era quello il miracolo – l’unico miracolo possibile tra esseri umani. E allora decisi di non morire”.
Sándor Márai osserva e descrive la malattia di Z. con attenzione quasi maniacale in ogni sua fase, dal suo insorgere al suo corso, fino alla sua scomparsa. Il morbo del protagonista diventa cuore e filo conduttore del romanzo, lo spunto per affrontare il tema in generale della malattia, che viene interpretata dai personaggi come effetto e punizione di una “menzogna” – la menzogna di una vita non sincera, vissuta per il successo, per gli onori, per i riconoscimenti sociali.
Sullo sfondo, il male del mondo: il conflitto mondiale e la follia degli uomini che si massacrano tra loro appaiono come la malattia più grande, nata dalla più grande delle menzogne, il desiderio di potere e sopraffazione tra popoli.
Attraverso il racconto di Z. (che si finge ritrovato in un manoscritto lasciato dopo la sua morte, avvenuta qualche anno dopo il ricovero) Sándor Márai affronta i temi fondamentali dell’esistenza, dall’amore alla fede in Dio, dal conflitto tra ragione e sentimento alle relazioni tra gli uomini e tra le popolazioni. Si interroga – lui, accanito oppositore del nazismo prima e del comunismo poi - sul valore della parola scritta e sul ruolo dell’artista (della musica in particolare) nella società e per la società, la sua capacità e il suo dovere di alleviare il dolore dei singoli e di far dialogare gli uomini.
Ma
La sorella è anche un grande romanzo sulla solitudine, sull’incapacità degli uomini di conoscersi e comprendersi a fondo, anche nella più stretta intimità e sincerità.
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La sorella”, Sándor Márai, Adelphi, 228 pagg., 16,50 euro.
www.adelphi.it