25 agosto 2006 |
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Truffaut racconta il suo cinemadi Stefano Biolchini |
«Ecco perché sono il più felice degli uomini: realizzo i miei sogni e sono pagato per farlo, sono un regista».
La ormai celebre auto-descrizione è di François Truffaut, e la ritroviamo in "François Truffaut, Il piacere degli occhi", volume a cura di Jean Narboni e Serge Toubiana (arricchito da due dvd I quattrocento colpi e La signora della porta accanto) che Minimum Fax dedica al grande cineasta francese.Il piacere degli occhi è poi lo stesso libro in cui Truffaut aveva deciso di presentare una selezione di quanto aveva scritto sul cinema in più di trent’anni, prima come critico e polemista per riviste celebri come Arts e Les Cahiers du cinéma, fino ai saggi degli anni Settanta e Ottanta in cui, ormai affermato, Truffaut traccia una galleria di ritratti vividi e penetranti di registi (Rossellini, Hitchcock, Orson Welles, Woody Allen), scrittori (André Gide, François Mauriac) e attori (Fanny Ardant, Julie Christie, Charles Aznavour, Gene Kelly): una testimonianza importante di chi ha vissuto dall’interno un periodo tra i più fecondi del cinema francese e mondiale. A proposito di I quattrocento colpi scrive Truffaut : "Quando avevo quindici anni fui rinchiuso per vagabondaggio nel centro per delinquenti minorili di Villejuif. Era poco dopo la guerra, c'era una recrudescenza di delinquenza giovanile e le carceri minorili erano piene. Ho vissuto quello che ho mostrato nel film: il commissariato con le puttane, il cellulare, il fermo, l'identificazione, la galera; non voglio dilungarmi su questo argomento, ma quello che ho vissuto è stato più duro di quello che ho fatto vedere nel film".
E ancora: "fare un film significa prendere decisioni per un anno, decisioni sulla sceneggiatura, sul vocabolario, sulle ellissi, sugli attori, sui luoghi delle riprese, sulle luci, sullo spessore delle immagini, sulle durate, sulle giunture e perfino sulla calibratura dei rulli; la qualità di un film è spesso proporzionale all'intelligenza delle decisioni prese, alla loro logica e alla loro coerenza. La bellezza di questo lavoro sta nei sotterfugi, poiché il regista da l'impressione di aver solo registrato quei passaggi sublimi, quei magnifici attori, quelle azioni commoventi: si concede il lusso di non apparire responsabile di tante meraviglie. Lui, che ha scelto tutto, può dire semplicemente: "Ecco quello che ho visto", ipocrisia sublime e indispensabile. Come imperdibile, per addentrarsi nel messaggio e nell'opera del cineasta francese, è questo delizioso volume.
Francois Truffaut, Il piacere degli occhi, (più due dvd), edizioni Minimum Fax, 28 euro.
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