L’ultima frontiera di quel colonialismo che aveva cominciato a manifestarsi già nel Sedicesimo secolo con la recinzione delle ‘terre comuni britanniche’? I brevetti sul vivente e la privatizzazione delle risorse naturali.
Vandana Shiva non ha dubbi e in questo volume edito da Feltrinelli - che fa il punto su quelle battaglie che anche grazie al suo contributo hanno assunto un rilievo internazionale - spiega perché.
La tesi di fondo portata avanti dalla scienziata ambientalista - tra gli esponenti di spicco del movimento democratico globale - è che la progressiva erosione dei beni e dei servizi pubblici e l’indebolimento dei meccanismi democratici di controllo dell’economia costituiscono una grave minaccia in termini di sostenibilità ecologica e di sopravvivenza sociale.
Il ‘movimento politico emergente’ contro il ‘declino della biodiversità’
“La continua distruzione della biodiversità e l'industrializzazione in campo agricolo stanno provocando un aumento dei costi di produzione e portando alla disperazione molti contadini nelle zone più povere del mondo”, denuncia il direttore della Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy che nel 1993 ha vinto il premio Nobel alternativo per la Pace. Secondo l’attivista indiana, “la biodiversità rappresenta oggi un valore sempre più importante che deve essere salvaguardato ed è l' unica via di sopravvivenza per molti produttori agricoli in varie parti del mondo”.
Secondo la Shiva, autrice di numerosi saggi - fra i più recenti ‘Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali’ (DeriveApprodi 2001), ‘Il mondo sotto brevetto’ (Feltrinelli 2002) e ‘Le guerre dell’acqua’ (Feltrinelli 2003) - il declino della biodiversità avviene di pari passo con l’affermazione di una monocoltura neoliberista che disprezza le diversità culturali e produce povertà ed emarginazione, innescando dei cicli di violenza e la nascita di fondamentalismi politici e religiosi che mettono a repentaglio la vita di milioni di individui.
Un modello di sviluppo “autodistruttivo e portatore di morte” a cui si contrappone quello del ‘movimento politico emergente’ - che ha preso forma a Seattle, a Cancun e nelle reti di comunità e associazioni di tutto il mondo - portatore di principi fondamentali, come il pacifismo, l’impegno politico ed ecologista, la difesa delle diversità e la tutela dei beni comuni e delle risorse naturali.
Principi, questi, che costituiscono secondo l’autrice i presupposti di fondo di un “modello di sviluppo alternativo al liberismo economico”, di una “Democrazia della Terra” in grado di garantire un futuro di pace, giustizia e sostenibilità.
Una decisa ‘chiamata alle armi’, quella che arriva da questo volume, ma quella della non violenza di gandhiana memoria. Una precisa scelta di campo. Un vero e proprio manifesto, anzi – come recita l’ultima di copertina – ‘Il manifesto per la democrazia del pianeta’. Un’introduzione dove vengono elencati i ‘principi costitutivi di una democrazia della comunità terrena’ e quattro intensi capitoli, i primi tre dei quali scandagliano le ‘economie che apportano la vita’ (quella naturale e di sussistenza contrapposta all’economia di mercato), le democrazie che la tutelano (quelle basate sulle autonomie locali e sulla ‘politica dell’inclusione’), le culture che la valorizzano (quella dei “cibi che mangiamo, dei vestiti che indossiamo, delle nostre lingue e dei nostri valori”). L’ultimo capitolo - ‘Conquiste del movimento democratico globale’ - serve anche a tirare le conclusioni generali: “Il movimento democratico emergente è ancora agli inizi, comincia appena a prendere coscienza delle proprie potenzialità liberatorie e trasformatrici, ma ha già raggiunto una portata e una rete di collegamenti di importanza mondiale. Non siamo giunti alla fine della storia, bensì agli albori di una nuova era”. Un’era che concepisce il pianeta come “una grande comunità e come un bene comune inalienabile a tutte le forme di vita che lo popolano”, capace di “porre in correlazione il particolare e l’universale, le diversità specifiche e gli aspetti comuni, le dimensioni del locale e del globale”.
Vandana Shiva
Il bene comune della Terra
Feltrinelli
Pagg 215, euro 14,00