8 settembre 2006 |
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E se al barbiere Barney scappano le forbici?di Giorgio Maimone |
L’accumulo degli errori, una sequenza degna forse dei migliori romanzi di Tom Sharpe.
E non è la sola somiglianza tra i due: inglese, vissuto a lungo in Sudafrica, dove ha scritto i suoi romanzi migliori Tom Sharpe; scozzese David Lindsay, che ha scritto questo suo romanzo d’esordio durante una lunga permanenza in Senegal. Gran Bretagna e Africa i due corni comuni. Ma se l’esito è “La bottega degli errori” l’Africa è una scuola che consiglieremmo a tutti gli aspiranti scrittori britannici! Trama solida: piovosa primavera scozzese a Glasgow (“Il posto peggiore dove trovarsi in una giornata di marzo”). Barney è un barbiere, un timido barbiere frustrato, che lavora da 20 anni nello stesso negozio, dove, a poco a poco tutti gli altri lavoranti della barbieria gli sono passati davanti. Dalla sedia in vetrina Barney è stato gradatamente retrocesso all’ultima sedia all’interno del locale e i clienti preferiscono fare la coda da Wullie o da Chris piuttosto che farsi tagliare i capelli da lui. E sì che Barney si sente il “dio dei barbieri”, ma ha due grandi difetti (oltre a tagliare male i capelli per vendetta ai pochi clienti che gli toccano): non è simpatico e non conosce nulla di calcio. E’ quindi la persona più inadatta a un ruolo di chiacchiera vuota come quello del barbiere. A casa sua moglie non lo ascolta neanche, solo presa a guardare telenovele alla tv. In più ha una madre anziana e pazzerella anziché no. Come possa un simile anti-eroe trasformarsi in un serial killer con decine di omicidi alle spalle è materia che lasceremo alle pagine del romanzo. Non senza aver detto che a Glasgow, da qualche tempo, apprendiamo nel momento in cui iniziamo il libro, è all’opera un misterioso e inafferrabile killer che squarta i cadaveri e non invia parti anatomiche per posta. In una catena ben congegnata di catastrofi a ripetizione, Barney viene licenziato, uccide per errore Wullie, suo collega, ma anche figlio del padrone del locale che gli aveva appena comunicato il licenziamento, trova sua madre morta, scopre che la candida vecchina era in realtà il serial killer e inizia le operazioni di depistaggio per distogliere i sospetti da sé, ma anche dalla sua defunta mammina. En passant uccide, ancora per errore, il suo secondo collega nella barbieria, Chris e si trova così alle prese con due cadaveri da far sparire, più i vari pezzi surgelati di quelli uccisi dalla mamma che arpionava le potenziali vittime con un annuncio sul giornale: “Donna matura ottantenne cerca amore. Esperta tecniche orientali. Cerca uomo ventenne/trentenne per notti di passione. No mercenari”. Hai capito la nonnina? In mezzo a tutto questo caravanserraglio la moglie di Barney non smette di guardare la sua telenovela preferita, le cui vicende, a un certo punto sembrano intrecciarsi con quelle del plot originario. Se non vi fa almeno sorridere questo, non continuate la lettura. Tutto il libro, che è in realtà il primo di una serie di quattro noir, è improntato di questa sorta di umorismo nero molto british (o scottish?). La prosa è acida, densa di livore, fa strame di tutti i luoghi comuni, dal calcio ai tic linguistici, alle abitudini degli scozzesi, polizia compresa sulle ali di un grande umorismo di fondo. Uno sguardo dissacrante, ma preso dall’interno della comunità, con quel minimo di distanza che può aver dato scrivere della piovosa Scozia dal profondo Senegal. E’ troppo presto per dire se Douglas Lindsay, nato nel 1964, sia un nuovo astro nascente nel mondo del noir britannico, ma promettente sì, di sicuro. E la “versione di Barney” dei fatti (attenzione, nemmeno questo è casuale. Il richiamo al libro di Richler Morderai è assolutamente voluto) è comica e “nera” allo stesso tempo. Oltre 300 pagine che volano in un attimo.Le Top News del Sole 24 ORE sul telefonino. | TOP al 48224 |
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