L’eco di una recente e importante scoperta in Egitto rimbalza dall’ultima Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, conclusasi da poco a Rovereto: il Mausoleo di Cleopatra, dove si consumò il duplice suicidio dell'immortale regina e dell’amato Marco Antonio (30 a.
C. poco dopo la sconfitta di Azio), è stato localizzato con certezza. I suoi ruderi si trovano sul fondale del Mediterraneo, proprio davanti alla storica Biblioteca di Alessandria d’Egitto e alla reggia, anch’essa identificata nella rada del porto “eunòstos”.
La notizia viene da Harry Tzalas, direttore di un team di archeologi subacquei greci (Istituto Ellenico delle Tradizioni Nautiche), che racconta emozionato:
«A renderci sicuri del ritrovamento è stato il gigantesco pilastro monolitico del Tempio di Iside, oggi insabbiato a otto metri di profondità sul fondale marino, a 200 metri dall'attuale linea di costa: è l'unica grande colonna monolitica della dinastia tolemaica, eretta nel Tempio di Iside descritto dagli storici dell’epoca; ed era proprio prospiciente al Mausoleo, dove la copia regia si suicidò e venne mummificata secondo gli antichi usi».
È logico che un monumento così significativo sia stato eretto di fronte al santuario di Iside, vista l’identificazione di Cleopatra con l’antica divinità egizia; e vista l’identificazione di Antonio con Osiride nel palese tentativo di dare sostanza mitologica e quindi di divinizzare i coniugi regnanti: e tale processo di divinizzazione sarebbe stato curato nei minimi particolari anche “post mortem”.
Secondo le parole di Dione Cassio e Plutarco, storiografi con il gusto di romanzare,

Antonio, fuggito ad Alessandria, ormai inesorabilmente sconfitto decise di uccidersi, ma non trovò nessuno disposto ad aiutarlo: così si ferì mortalmente provocandosi un'agonia prolungata. Essendo suo desiderio spirare accanto a Cleopatra si fece trasportare presso il Mausoleo in cui era asserragliata la regina, dove potè entrare solo per mezzo di corde che lo issarono fino ai piani alti dell'edificio.
Cleopatra, infatti, non riuscì ad aprirgli la porta proprio a causa della struttura dell’edificio: un’imponente sepoltura di tipo macedone che, una volta chiusa da una pesantissima architrave, sarebbe stato impossibile riaprire. E proprio l'enorme architrave è stata localizzata lì vicino insieme a centinaia di altri frammenti: «È questo l’elemento forse decisivo, che conferma le nostre supposizioni», dice Tzalas.
I corpi dei due amanti suicidi, tuttavia, non trovarono sepoltura in quella tomba perché Ottaviano volle fossero collocati in un luogo che rimase per sempre segreto per impedire che i loro resti potessero ispirare atti di ribellione anti-imperiale. La sepoltura definitiva, altrettanto regale, sarebbe stata a sua volta identificata da Zahi Hawass nel corso di recenti campagne di scavo: si troverebbe nella vicina Taposiris Magna (30 km a occidente da Alessandria) e ancora una volta giacerebbe all’interno di un tempio isiaco a rafforzare l’identificazione della famosa sovrana con questa dea.
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archeologo)