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20 ottobre 2006

Gustavo De Santis: Previdenza, a ciascuno il suo?

di Stefano Natoli

“L’Imperatore – così si racconta – ha inviato a te, singolo individuo, miserabile suddito, ombra minuscola dell’abbagliante sole imperiale nelle più remote lontananze, proprio a te, dal suo letto di morte, l’Imperatore ha inviato un messaggio”. Parte dall’incipit di un bellissimo racconto di Kafka – “Il messaggio dell’imperatore” – il saggio di Gustavo De Santis, “Previdenza: a ciascuno il suo”, che “Il Mulino” ha dato alle stampe e che è disponibile in libreria dal 12 ottobre. L’autore - che insegna Demografia presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Messina e che sui temi della Previdenza ha già dato diversi, importanti, contributi - immagina di essere il ‘miserabile suddito’ che riceve, appunto, il messaggio dell’imperatore, qui da intendere, evidentemente, come il potere politico. Di cosa si tratta? Di “un invito ad assumere un incarico prestigioso e ben retribuito: formulare una convincente proposta di riforma del sistema previdenziale”. Un compito “difficile da svolgere”, quello richiesto dall’Imperatore, ma “impossibile da rifiutare”, pena la sopravvivenza dello stesso ‘suddito’ e, fuor di metafora, dell’Italia intera.

Un sistema, quello della Previdenza, da riformare una volta per tutte
Una ricerca informata e originale – quella proposta da De Santis - che porta un contributo prezioso alla riflessione sul sistema previdenziale, che pur essendo stato già riformato molte volte, “a ogni occasione ripetendo che quella sarebbe stata l’ultima”, è ancora lontano dall'aver trovato soluzione, in Italia come negli altri Paesi sviluppati.
L’imperatore vuole adesso dal suo ‘suddito-riformatore’ la garanzia che il sistema non avrà mai più bisogno di essere modificato nei suoi tratti fondamentali “e questo indipendentemente dalla situazione economica e demografica che si potrà venire a creare, e non solo per i prossimi dieci o venti anni, ma per sempre”. L’imperatore vuole, inoltre, un sistema “capace di finanziarsi da solo, sulla base dei soli contributi”, senza richiedere “dosi sempre crescenti di sostegno da parte delle casse dell’impero”. Vuole cioè raggiungere il pareggio di bilancio del sistema previdenziale, assicurando allo stesso tempo un trattamento identico a tutti i partecipanti; vuole incoraggiare l’attività lavorativa ufficiale e introdurre addirittura “un’aliquota contributiva uguale per tutti”. L’imperatore chiede inoltre di “distinguere chiaramente” la parte previdenziale da quella assistenziale in modo che “sia evidente per tutti cosa attiene all’una e cosa all’altra”.
Altri obiettivi ritenuti dall’Imperatore “desiderabili, ma non indispensabili”: il passaggio ‘morbido’ alla pensione (ad esempio con un periodo conclusivo di lavoro part-time); un “sistema di trasferimenti intergenerazionali” che pensi agli anziani, ma anche ai giovani non ancora in grado di lavorare; l’aggancio del sistema previdenziale alla macrotendenze economiche e demografiche: trattare cioè in modo differente periodi di crescita - su entrambi i livelli - da periodi di contrazione.

L’unica nota positiva che il suddito-autore intravede nella lettera dell’imperatore è che nel disegnare il nuovo sistema previdenziale non è obbligato a tenere conto del passato: può dunque ripartire da zero, quindi senza i vincoli che sono oggi imposti dai versamenti già effettuati, dalle aspettative e dalle promesse del passato.
Il suddito accetta dunque la sfida lanciata dall’Imperatore e in 24 agili capitoletti – comprensivi di un ‘Question time’, che ha il compito di riassumere, rendendoli ancora più comprensibili, tutti gli argomenti trattati - fa emergere con chiarezza i limiti di un sistema che non crea, ma semplicemente trasferisce risorse tra generazioni e disegna il percorso di un nuovo sistema potenzialmente impermeabile a (quasi) tutti gli sviluppi economici e demografici.
Si rende però conto che la sua proposta di riforma della previdenza è rivoluzionaria e che dunque anche se dovesse piacere “non potrà mai essere introdotta qui da noi” per le tante resistenze che incontrerebbe (dai sindacati, ma non solo). Sognare, comunque, non costa nulla. Del resto, lo stesso messaggio dell’imperatore non arriverà mai a destinazione: “Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera”.

Gustavo De Santis
Previdenza: a ciascuno il suo?
Il Mulino
Pagg. 120, euro 9,50



 

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