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10 novembre 2006

Marco Vichi: "Il brigante". Un libro in "tempo reale"

di Giorgio Maimone

Si sa che i bambini, per dormire, hanno bisogno che gli si racconti storie. Si sa anche che i padri più fantasiosi queste storie se le inventino. E spesso queste storie della buonanotte crescono di puntata in puntata, di serata in serata, si gonfiano fino a diventare avventure, dove i personaggi devono essere seriali per essere riconosciuti, dove la situazioni devono avere quel tanto di ripetitività che hanno le fiabe, per essere ricordate. Dove gli schemi e gli stilemi narrativi si rifacciano sempre a quelli così abilmente tracciati da Michail Bachtin nel suo fondamentale “L'opera di Rabelais e la cultura popolare”. Marco Vichi ha una vena narrativa feconda, che si rifiuta, per sua scelta stilistica precisa, di affrontare il presente e di uscire dai confini della Toscana. Sarebbe stato uno splendido “narratore regionale” in una storia della letteratura scritta in epoca meno recente e meno dispersiva. Per raccontare le sue storie, in una magnifica Firenze anni ’50, si è inventato il suo personaggio seriale, il Commissario Bordelli su cui ha scritto tre bei romanzi, “Il commissario Bordelli”, “Una brutta faccenda” e “Il nuovo venuto” con creatività però leggermente declinante. Probabilmente, dopo essersi reso conto di questa tendenza, Vichi ha “pensionato” per qualche anno il commissario (anziano, sgualcito, ex partigiano e leggermente “comunista”) per dedicarsi prima a coordinare la bella serie di racconti per Guanda di “Città in nero” e poi per collazionare e proporci ora i racconti fatti “a Silvia per farla addormentare”. Tutto questo è “Il brigante”, un romanzo a cornice costruito sullo schema del Decamerone di Boccaccio, tanto per citare un toscano illustre (ma avremmo potuto dire anche “Le mille e una notte”): un insieme più o meno casuale di persone si trova riunito in un posto dove non c’è niente da fare se non aspettare e in questa attesa si raccontano storie. In questo caso sono quattro viaggiatori, ognuno col suo segreto nella bricolla, radunati attorno a un unico tavolo,in una locanda spersa nell’Appennino pistoiese. Personaggi che, in qualche modo riecheggiano e ricordano i briganti favoleggiati da Guccini, sempre su quelle stesse montagne, in un grande libro come “Maccheronì”. L’oste è già andato a dormire. I quattro mangiano un boccone, bevono un po’ di vino, fumano e alla fine iniziano a parlare. Assieme a loro, convitato di pietra, il “brigante” di cui nel titolo. Un brigante così malvagio e così spaventevole che nessuno vorrebbe trovarselo davanti. Ma il brigante, tristemente noto col nome di Frate Capestro, dorme, rannicchiato in un angolo, con la faccia contro il muro. E dormirà per tutta la durata del libro. O quasi.
Vichi saggiamente apre proprio raccontando la storia di Frate Capestro, così chiamato perché dopo aver ucciso le vittime recita una preghiera per loro o incide un crocifisso col coltello sulla fronte di quelli che decide di risparmiare. Il clima gotico viene mantenuto con maestria per tutta la durata del racconto e di racconto in racconto la tensione non cede mai il passo. Eh sì, perché ogni singolo viaggiatore ha scheletri nell’armadio: chi uno stupro, chi rapine, chi anche assassini, chi è un rivoluzionario carbonaro, chi sufficientemente famoso per essere entrato nelle ballate popolari, chi ha una storia di maledizioni alle spalle. E tutto sullo sfondo di un’umanità animalesca, preda delle passioni e delle ire, un’umanità esagerata e concreta, rappresentata come maschere da commedia dell’arte (la fantesca, il servo, il briccone, l’attaccabrighe, il curato ... ). Tutto l’apparato necessario per affascinare un piccolo ascoltatore, ma anche un grande lettore. Ecco, forse questa è la caratteristica principale del libro di Vichi: sembra scritto “a voce”, quasi dettato, registrato, pronto per farne un magnifico radiodramma in più puntate. Vivido, puntuto e affascinante, fino al punto da “costringerti” a finirlo in un lampo: tanto sono 161 che possono volare via in una notte, esattamente come il tempo del racconto. Un libro in tempo reale.

Marco Vichi
Il brigante
Guanda - Pag.161 - euro 13,50
Finito di stampare nel mese di ottobre 2006



 

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