1 dicembre 2006 |
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Ehi, prof ! Terzo centro per McCourtdi Marco Barbonaglia |
Scrivere un romanzo, pubblicarlo. E’ un sogno che, per lo meno da giovani, hanno avuto molti insegnanti di lettere. Poi, gli anni passano e il sogno rimane per sempre chiuso nel cassetto nel quale riposa, ormai, da tempo. Ma le cose non sono destinate a finire sempre così… Certamente non è questo il caso di Frank McCourt,classe 1930, che, dopo una vita passata ad insegnare in quattro scuole superiori, a sessantasei anni suonati, pubblica il suo primo libro: Le ceneri di Angela. Il romanzo non passa inosservato, tutt’altro. Gli vale il Premio Pulitzer e il National Book Critics Circle Awards, vende moltissime copie e viene anche portato al cinema niente meno che da Alan Parker. A raccontarla così, sembra una favola.
L’autore dice che, spesso, i romanzieri più giovani gli chiedono: “ Com’è che ci hai messo tanto?” “Insegnavo. Ecco com’è!” risponde McCourt. E allora ecco la storia dei suoi trent’anni di insegnamento, nel suo terzo libro, dal titolo Ehi Prof !( 309 pagine, 18,50 euro), pubblicato in Italia da Adelphi.
Dopo avere descritto la sua infanzia in Irlanda nel primo romanzo, l’impatto con la società statunitense in quello seguente (Che paese, l’America), ora McCourt ci parla, con un'altra opera fortemente autobiografica, della sua vita da professore. Trentamila ore di insegnamento racchiuse in aneddoti, dialoghi, scontri. Un insieme di tanti episodi che riproducono il clima delle aule dove ha lavorato, con il coro di voci, quelle dei suoi dodicimila allievi sempre in sottofondo.
Il protagonista è un docente davvero particolare, a tratti bizzarro, sempre indeciso sulla scelta del suo mestiere, allergico alla burocrazia, incapace di ingraziarsi i superiori. La paura di aver sbagliato tutto, di essere , alla fine, solo “un ciarlatano” è sempre dietro l’angolo. Intanto gli anni passano e McCourt continua a lavorare nelle scuole, tra alti e bassi, delusioni e gioie, non smette di cercare un rapporto diverso, diretto con i suoi studenti. Ma la passione che anima questo mick( come venivano chiamati gi irlandesi),anche se non viene mai direttamente dichiarata, appare in controluce quasi in ogni pagina. E, alla fine, sarà proprio uno de suoi ragazzi a dirgli “ Ehi professore. Lei dovrebbe scrivere un libro, sa?” Esattamente quello che farà il suo vecchio insegnante.
Le tragicomiche avventure del prof. vengono scandite dai racconti di piccoli avvenimenti, come se tre decenni fossero dipinti con pennellate veloci,vibranti, dai colori intensi. Sono pagine cariche di ironia, la vera cifra stilistica di questo narratore. Con una prosa concisa, semplice, efficacissima, conduce il lettore nel mondo della scuola americana, dove gli studenti sembrano già parti di una catena di montaggio e dove “ i ragazzi bisogna tenerli occupati, sennò c’è il rischio che si mettano a pensare”. E allora, ecco le avventure e le disavventure del professore irlandese, da quando rischia di venire licenziato, al suo primo giorno di lavoro, perché raccoglie da terra il panino di uno studente e se lo mangia, a quando lo troviamo intento a far declamare ai suoi allievi una serie di ricette culinarie di ogni parte del mondo, mentre altri compagni, accompagnano la descrizione di ogni pietanza con gli strumenti musicali più adatti.
Felicità, dolore, frustrazioni, momenti di commozione, tutto è raccontato senza scivolare mai nel pomposo, nell’altisonante o nel patetico. La grandezza di McCourt,, forse, sta proprio in questo, nel riuscire a parlarci di trent’anni di vita con uno stile leggero, mai noioso, tenendo il lettore incollato al libro fino all’ultima pagina. Da questo punto di vista, come ritmo, semplicità della frase, gusto per la comicità fino al sarcasmo, si colloca in una linea ideale che va da Fante a Bukowski, pur mantenendo una sua originalità stilistica, propria dei grandi scrittori.
E pensare che, per poco, questo “principiante a scoppio ritardato”, questo “maturo novellino”, non pubblicava nemmeno un libro… Che peccato sarebbe stato….
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