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3 novembre 2006

Il senso della vita nello sguardo critico e ironico di Pascale

di Giovanna Mancini


È un romanzo di formazione molto particolare, quello scritto dal casertano Antonio Pascale, classe 1966, una tra le più interessanti voci della letteratura italiana contemporanea. S’è fatta ora, questo il titolo del libro edito da Minimum Fax, non ha la struttura tradizionale del romanzo, non segue una trama ordinata o uno sviluppo cronologico, ma mette a fuoco cinque episodi fondamentali della vita di Vincenzo Postiglione, sorta di alter ego dello scrittore, già incontrato in altri suoi libri. È proprio la figura di Vincenzo, con la sua ironia e il approccio “scientifico” agli eventi, a dare unitarietà al testo. Soprattutto, la narrazione è tenuta assieme dalla personale ricerca del protagonista, che ripercorre la sua vita nel tentativo di darvi senso, ma anche di trovare un’indicazione per la strada da seguire e per capire cosa lasciare e insegnare a suo figlio. Ritorna, nel testo, una citazione di Čechov che, assunta da Postiglione a principio ispiratore, si può leggere anche come una sorta di dichiarazione di poetica di Pascale: “Non dubito – sono le parole dello scrittore russo, che fu prima di tutto un medico - che le scienze mediche mi abbiano tenuto all’erta. Dovunque ho potuto mi sono sforzato di attenermi ai dati scientifici. Quando non è stato possibile, ho preferito non scrivere affatto”.
Vincenzo dunque, sulla base dei dati, ragiona molto, si interroga su tutto. Sull’amore e sugli affetti, ma anche sulla società, sulla legge, sulla politica, sui massimi sistemi. Eppure rimane sempre saldamente ancorato alla realtà, aiutato soprattutto dal confronto costante con il buon senso burbero e concreto del padre, o con le domande spiazzanti del figlio, che lo mettono davanti alle sue contraddizioni.
Il protagonista individua nella sua vita cinque momenti in cui è avvenuto qualcosa che ha determinato una svolta. Dall’infanzia-adolescenza per le vie di Caserta, quando venne strappato a una compagnia di teppistelli locali dall’amore per la lettura e lo studio grazie a una frase udita a teatro: “Il potere vi vuole stupidi”. Agli amori giovanili, al rapporto con la famiglia, al lavoro, alla paternità.
Il piano personale e intimo non prescinde dal contesto sociale o storico in cui vive il protagonista, e il romanzo si fa così un affresco attualissimo dei nostri tempi. “Io racconto quello che vedo, quello che conosco – dice Antonio Pascale -. Per me l’impegno dello scrittore è raccontare i temi e i fatti che vede attorno, non fare politica in senso militante”. S’è fatta ora descrive le grandi trasformazioni degli anni Ottanta, quando il ceto medio di Caserta, che fino ad allora era stato come un corpo compatto e uniforme, cambia e si divide in due: chi fa i soldi grazie alle speculazioni finanziarie e chi invece resta tagliato fuori dalla nuova realtà. Parla di usura e taglieggiamenti, della presenza della camorra nelle campagne e nella gestione del territorio, del rapporto tra cittadini e legalità, tra persone e Stato. Racconta dall’interno i meandri ministeriali, i piccoli imbrogli e l’immobilità della politica. E allarga lo sguardo ai grandi temi internazionali, dalla fame nel mondo al disboscamento dell’Amazzonia, fino alla caccia alle balene.
Ma lo fa sempre con grande ironia e levità, con un atteggiamento di critica costante che mina certezze e semina dubbi. “Vincenzo non riesce a trovare una risposta - spiega Pascale - e ogni volta che crede di afferrare il senso di qualcosa, accade o viene detto qualcos’altro che rimette tutto in discussione. Così la ricerca ricomincia”.
“Io non ho aspettative – dice ancora l’autore – l’aspettativa per me è qualcosa di volgare. Io ho speranza, che è un’altra cosa: la speranza è umana e consiste proprio nel raccontare con chiarezza e onestà come è andata la vita del mio personaggio”. Tutto quello che è roboante viene escluso, o guardato con distacco e ironia. Gli “astratti furori” giovanili (che avevano portato Vincenzo tra le fila di Democrazia Proletaria) fanno spazio allo scetticismo dello scienziato (un agronomo per la precisione) che litiga con i militanti di Greenpeace perché pretendono di parlare di organismi geneticamente modificati e di disboscamento senza saperne nulla più che generiche nozioni ideologiche. “Per fare delle campagne serie – conclude Pascale – bisogna studiare, ragionare sui dati, altrimenti si rischia di parlare a vanvera”.

Antonio Pascale
S’è fatta ora
Minimum Fax
pagg. 130, 9,50 euro.



 

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