14 dicembre 2006 |
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Libri/ Stanley Kubrick: L'umano, né più né meno visto da Michel Chiondi Marco Barbonaglia |
Stanley Kubrick è stato qualcosa di più di un regista. Per molti appassionati di cinema il suo nome è una leggenda. Di lui, Robert Altman, un altro grande cineasta recentemente scomparso, ha detto: “Sapeva controllare tutto della sua visione senza mai scendere a compromessi, un fatto molto raro. Non ne vedremo altri così… I suoi film sono grandi opere, che dureranno per sempre”.
Ossessivo, nevrotico, maniacale nelle richieste verso chiunque lavorasse con lui, costantemente alla ricerca della perfezione, il regista americano è amato dal pubblico come pochi altri colleghi. Questo gli ha consentito di mantenere un fortissimo controllo su quasi tutti i suoi film. Basta digitare il suo nome su di un motore di ricerca qualsiasi e vedere quanti siti sono dedicati a lui, all’analisi dei suoi film, per capire fino a che punto Kubrick è divenuto, negli anni, un vero e proprio oggetto di culto.
Su di lui, sull’uomo, è stato scritto molto. Dei suoi eccessi sul set, del suo esilio volontario in Inghilterra, delle sue manie si è discusso ampiamente. Quello che sicuramente valeva, invece, la pena di approfondire ancora era l’analisi di tutta la sua opera. Ecco allora che arriva puntuale il volume Stanley Kubrick. L’umano né più né meno, edito da Lindau (606 pagine, 40 euro). Un libro monumentale per dimensioni e struttura, che analizza in profondità tutta la cinematografia del regista. Film dopo film, a partire dall’introvabile Fear and Desire, realizzato nel ’53, e in seguito rinnegato dallo stesso Kubrick, per arrivare all’ultima enigmatica pellicola, Eyes Wide Shot, che, nel 1999, uscì nelle sale poco dopo la morte del regista.
Questo imponente studio è opera del francese Michel Chion, scrittore, autore di video e di film, ma anche compositore di musica. E’ questo un fattore da non sottovalutare, la sua sensibilità musicale, la particolare attenzione per questo aspetto, infatti, gli garantisce una marcia in più rispetto ad altri studiosi che si sono misurati con l’opera del grande cineasta. La scelta della musica, il suo rapporto con le immagini, ma anche con la storia che viene raccontata, è, infatti, fondamentale nei film di Kubrick. Le melodie che ascoltiamo, non sono solo un accompagnamento teso a colpire emotivamente lo spettatore, ma servono da contrappunto sonoro alle immagini, creano nuovi significati, non di rado cambiano il valore stesso di una sequenza. E la scelta dei brani, le scene nelle quali inserirli, sono operazioni che venivano eseguite da Kubrick con una cura ossessiva. L’attenzione di Chion a questa parte del lavoro è quindi particolarmente preziosa.
Il volume presenta un approccio cronologico e sistematico che permette uno studiopreciso e completo della filmografia del regista. Per ogni film, viene presentato il contesto artistico, storico e sociale nel quale è nato e vengono descritte le varie fasi della genesi. Un capitolo a parte è dedicato all’apprezzamento del pubblico e della critica, mentre in un altro paragrafo è descritta la trama. Molte pagine sono, infine, dedicate all’analisi specifica del film in questione. Altro pregio dell’autore è quello di proporre spunti nuovi e di non risultare banale, senza tralasciare gli aspetti fondamentali della pellicola che descrive. Insomma, lo scrittore francese non da nulla per scontato ed è meticoloso nell’esporre i vari punti di vista, senza per questo rinunciare ad un lavoro di sintesi ma nemmeno a proporre nuove letture, laddove lo ritenga necessario.
A parte alcuni giudizi discutibili (come, per esempio, su Arancia Meccanica, che Chion considera un’opera ormai datata e, comunque, non del tutto riuscita), ma che sono opinioni personali che l’autore ha tutto il diritto di esporre, il libro è molto ben strutturato e l’analisi che propone riesce a scavare a fondo nell’ affascinante universo di Stanley Kubrick. Oltre750 fotogrammi, in bianco e nero o a colori, a seconda del film completano, infine, l’ottimo lavoro, in 13 capitoli (uno per ogni pellicola esaminata) di Michel Chion.
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