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Libri: La Barcellona spezzata di Carmen Laforet

di Giovanna Mancini

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6 gennaio 2007

In Spagna è un classico di quelli che si fanno leggere ai giovani a scuola. In Italia non era mai stato tradotto ed è uscito solo di recente, a oltre 60 anni di distanza dalla sua stesura, per le edizioni Neri Pozza.
“Nada” (“niente”), della scrittrice catalana Carmen Laforet, fu pubblicato nel 1944, quando l’autrice aveva poco più di vent’anni, e vinse il Premio Nadal quello stesso anno. Protagonista del romanzo, la diciottenne Andrea, che arriva a Barcellona al termine della guerra civile per frequentare l’università. Orfana dei genitori e piena di speranze, la giovane giunge nella grande città immaginando per se stessa un avvenire di felicità, avventure, amicizie e amori, il riscatto da un’infanzia e un’adolescenza di ristrettezze e divieti. Ma il suo entusiasmo deve subito scontrarsi con le ferite della guerra, che hanno lacerato non solo la metropoli catalana, ma soprattutto la sua famiglia e i rapporti tra le persone.
La follia, il rancore, la violenza e la fame rendono soffocante il clima nella casa di via Aribau, dove un tempo (nei ricordi di Andrea e nei brandelli di racconti che ricostruiamo dalla trama) regnavano il benessere e l’allegria. Accanto alla nonna materna vivono un’orribile governante e tre zii della ragazza: la severa e ambigua Angustias, che decide di prendere Andrea sotto la sua ala protettiva, salvo poi andarsene per chiudersi in un convento; il misterioso Román, coinvolto in traffici poco puliti, ma al tempo stesso affascinante e talentuoso musicista; il nevrotico e violento Juan, pittore fallito che sfoga la propria frustrazione inveendo contro Angustias o picchiando la moglie Gloria, inquietante figura che funge da capro espiatorio per la rabbia di tutti i personaggi.
La pazzia, la povertà, la miseria e lo squallore si riflettono nella sporcizia e nella pesantezza buia dell’ambiente e nell’assurdità di dialoghi sconnessi attraverso i quali trapelano, lentamente e frammentariamente, la storia della famiglia e i suoi segreti, le tensioni striscianti, i rancori e le invidie.
Nonostante la narrazione in prima persona, la protagonista rimane come nello sfondo: la sua voce si sente di raro e la sua figura assomiglia più a quella di una comparsa che sfiora gli avvenimenti, poco o per nulla coinvolta, anche sentimentalmente, nelle discussioni familiari.
Dopo la partenza di Angustias, Andrea cerca di realizzare il proprio sogno di libertà ed emancipazione, ma in modo del tutto irrazionale, come se la follia di via Aribau l’avesse ormai contagiata. La vediamo muoversi apatica e senza aspettative per le vie di Barcellona, le strade ampie ed eleganti dove vivono i suoi compagni dell’università, o i vicoli malfamati e sporchi frequentati dai suoi parenti. Magra e affamata, Andrea dilapida la sua piccola pensione di orfana per comperare doni agli amici, senza accorgersi, inizialmente, della distanza che la separa da loro, figli della buona borghesia con velleità di bohémien. L’unica eccezione sembra essere la bellissima e carismatica Ena, che si affeziona alla protagonista e la accoglie nella propria casa (e che, nel finale, le permetterà di cambiare vita). Tuttavia anche Ena si rivela un personaggio tutt’altro che limpido, capricciosa e superficiale com’è, pronta ad allontanare, senza la minima spiegazione, il fidanzato e l’amica per seguire una sua propria ossessione, e compiaciuta del suo potere sugli uomini.
La forza di questo romanzo, ritratto impietoso della media borghesia spagnola e del vuoto (“nada”, appunto) lasciato dalla guerra, risiede probabilmente nella crudezza e nel realismo con cui Carmen Laforet, allora giovanissima, tratteggia personaggi e situazioni. Non si salva nessuno: non la protagonista, abulica e apparentemente priva di una personalità forte o di grandi passioni. Non i suoi parenti, squallidi e meschini. Non gli amici, velleitari e ipocriti, che nei confronti di Andrea si pongono con ingenuo o arrogante paternalismo. Anche la scrittura, asciutta e semplice, senza fronzoli né particolare ricercatezza, contribuisce a creare questo clima di claustrofobica ineluttabilità, spezzato alla fine – in un rapidissimo passaggio – da una lettera di Ena che rimetterà in moto la fantasia e le speranze della protagonista.

Nada”, di Carmen Laforet
Neri Pozza, pp. 272, euro 12,50.
www.neripozza.it.

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