«Salite a vostro rischio e pericolo». Una scritta così potrebbe star bene su una scala che porta al piano sopraelevato di una biblioteca o piuttosto su una passerella che conduce ad aree poco accessibili, per quanto spettacolari, di chissà quale sito archeologico. "Climb at your own risk" stavolta è però soltanto l'ultima provocazione del funambolico artista francese Claude Closky, in mostra in prima mondiale al Museo d'arte Donnaregina di Napoli dal 25 febbraio all'1 maggio.
Il performer 44enne, noto per il Premio Marcel Duchamp vinto nel 2005 e per il sito internet intasato da dissacranti pop-up, nella personale partenopea curata da Marie Muracciole propone un cocktail di nuovi e vecchi elementi cari alla sua poetica. La formula è di grande impatto: una serie di "gradini", che ricordano da vicino proprio le scalette utilizzate nelle biblioteche, conducono verso lo spazio, salendo dal cortile centrale del Madre, proprio al di sopra della project room, in cui viene proiettata "Manège", l'installazione video che Claude Closky ha esposto di recente al Centro Pompidou di Parigi in occasione del premio Marcel Duchamp. Il nucleo centrale della composizione coincide con il cuore dell'antico palazzo Donnaregina, restaurato dalla mano dell'architetto Alvaro Siza. Nella project room, letteralmente "coperta" dall'area del cortile, sedici schermi trasmettono in ordine casuale migliaia di immagini di azioni elementari, rappresentate come tante sequenze narrative in un movimento rotatorio simile a quello delle lancette di un orologio. "Climb at your own risk" si intreccia con "Manège" e ne propone una particolarissima "traduzione" che si avvicina alla storia della scultura e a quelle del ready-made e dell'arte performativa. Queste scale trasportabili, erette verso chissà quale paradiso, sembra quasi offrire una parodia postmoderna della "Ascensioni al Cielo" care all'iconografia cristiana di Occidente. In effetti, le dieci scalette che compongono "Climb at your own risk" offrono allo spettatore la possibilità di elevarsi da terra, ma piuttosto che promettergli un qualche beneficio spirituale o magico, la frase (ripresa da un comunicato di utilità pubblica) riportata su ciascun pezzo ricorda a chi sale che è totalmente responsabile della sua partecipazione. In questo modo lo spettatore potrà godere di una vista dall'alto, pur restando sul fondo di un cortile di una sobrietà monacale. Il tutto «a suo rischio e pericolo». L'ascesa potenziale secondo il performer è «en kit», un anglismo che si può tradurre come "prêt-à-monter", cioè pronta per salirci, ed è disponibile in sette formati diversi, che non superano mai i 2,26 metri di altezza. Ha chiaramente un significato simbolico che non altera in alcun modo la dimensione formale e ideologica della questione. In realtà, se gli spettatori decidono di salire, il loro sguardo non potrà mai andare al di là del primo piano del museo, non raggiungerà i suoi tetti né la vista mitica che si apre sul golfo di Napoli e verso il Vesuvio. Al contrario, "Climb at your own risk" sarà visibile ai visitatori delle collezioni e delle mostre ospitate dal primo al terzo piano attraverso la maggior parte delle finestre lungo i percorsi del museo che affacciano sul cortile. In questo modo, al passaggio, l'installazione sottolineerà che ogni spazio espositivo è, letteralmente e potenzialmente, uno spazio di performance, in quanto coinvolge il corpo di chi guarda, oltre che un dispositivo che apre una visuale per lo sguardo. Le scalette costituiscono una pedana per lo spettatore e un piedistallo per la sua esperienza del cortile, della visione e di una mostra su due livelli.
Artista tra i più interessanti della sua generazioni, Closky ama cimentarsi con pittura, scultura, fotografia e nuovi media, non disdegnando possibili combinazioni tra i diversi linguaggi. La sua costante ambizione è mettere in atto, tramite le istallazioni, una rappresentazione della vita quotidiana, partendo dalle immagini e dalle parole espresse dall'universo dai mass media contemporanei. Da questo esercizio deriva la scelta di supporti e materiali diversi, dal libro alla video art, passando per internet, ma anche il suono, il disegno e la pittura. A Napoli Closky presenterà poi "Sex", un libro che è soprattutto una raccolta di oggetti ordinari, fotografati nella vita quotidiana, ma di cui la semplice contrapposizione basta a dar loro un sesso, maschile a sinistra, femminile a destra. Figurative per associazione, le coppie così formate non ritrovano il loro genere sessuale e ci fanno ridere o arrossire solo perché si sono incontrate sulla doppia pagina del libro. Queste immagini ambiscono a reinventare un simbolismo sessuale partendo dalle cose spogliate del loro valore e da punti di osservazione molto semplici.
Claude Closky, "Climb at your own risk"
Napoli, Museo d'Arte Donnaregina
Dal 25 febbraio all'1 maggio
A cura di Marie Muracciole
Orari: dal lunedì al giovedì e domenica ore 10 – 21; venerdì e sabato ore 10 – 24. Martedì chiuso
Biglietti: intero euro 7; ridotto euro 3,50
Catalogo: Electa
Per informazioni: 081 19313016
www.museomadre.it
www.sittes.net
www.closky.info