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Libri/ Michelle Bachelet: La primavera del Cile

Anna Del Freo

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29 marzo 2007

Atilio Andreoli è il sarto per antonomasia, colui che veste i ricchi del Cile che conta. Il suo cassetto è pieno di foto degli Anni 50, quando c'erano i bei vestiti e i gesti eleganti, uno stile che non esiste più. La dittatura, dice Atilio, spazzò via quel mondo, provocando un cambiamento etico ma anche estetico che ha lasciato un segno indelebile nel Paese. Dopo la fine del regime di Pinochet, sedici anni di democrazia e di boom economico non sono bastati a recuperare quell'atmosfera e quello stile: anni di coprifuoco e di persecuzioni hanno generato una diffidenza nei rapporti umani che ancora persiste. Atilio, il sarto, alle ultime elezioni, nel marzo 2006, ha votato per Michelle Bachelet, prima donna ad essere eletta presidente del Cile: "è una possibilità di sognare che noi cileni finalmente ci siamo dati", è il suo parere. Ma Hérmogenes Pérez de Arce, editorialista del Mercurio, il quotidiano più letto in Cile, non la pensa così: "Pinochet è troppo grande per te, Cile", ha scritto sul suo giornale a pochi giorno dalla recente morte dell'ex dittatore. Per lui la Presidenta è un'estremista, mentre Pinochet è colui che ha salvato il Paese dalla minaccia della sinistra armata e radicale.
Quella tra Atilio ed Hérmogenes è una contrapposizione che si ritrova spesso, nel Paese, e che continua a spaccare il popolo cileno. A ricomporla ci sta provando una donna dal limpido passato: figlia di un generale amico di Allende morto per i maltrattamenti subiti dal regime, perseguitata dalla dittatura, incarcerata a Villa Grimaldi, la triste casa dove la polizia del regime, la famigerata Dina, rinchiudeva e torturava gli oppositori politici. Michelle Bachelet: è lei oggi a guidare il Cile e a dover gettare un ponte tra il passato e il presente, a portare avanti la politica del reencuentro della società cilena, ovvero la sua rifondazione su basi comuni, che ricomponga la frattura tra gli Atilio e gli Hérmogenes.
Della "presidenta", divenuta già un mito in America Latina, traccia un ritratto il libro di Leonardo Martinelli, uscito qualche giorno fa, "Michelle Bachelet – La primavera del Cile". Ma il volume fa molto di più: fornisce anche lo spaccato di una società in piena evoluzione, ancora vittima di grandi contraddizioni eppure fortemente proiettata verso un futuro migliore. E' difficile, per chi non vive in Sud America, rendersi conto di cosa sia stata e sia la "bomba Bachelet": la presidenta _ che ha 56 anni _ ha mantenuto la sua parola e ha formato un Governo composto al 50% da donne. La pillola del giorno dopo è ormai distribuita gratuitamente nel consultori pubblici, pur essendo il Paese fortemente influenzato dalla gerarchia cattolica tanto che il divorzio è stato introdotto solo nel 2004. Non solo. Nei primi 10 mesi della presidenza Bachelet, sono stati aperti in Cile 800 nuovi asili nido statali. Anticonformista da sempre, la Bachelet ha tre figli da tre uomini diversi. "La Michelle", come viene citata nel libro di Martinelli, rappresenta una speranza anche per le classi più povere del Paese, per coloro che vivono nei campamentos, le baraccopoli alla periferia delle città, perché – dicono – sa essere vicina alla gente e sta cercando, senza rinnegare il neoliberismo che si è consolidato sotto la dittatura, di dare una direzione alla crescita economica in modo da favorire una migliore distribuzione della ricchezza.
Il volume non si limita però all'analisi del presente: attraverso la storia della Michelle, ripercorre quella degli ultimi trent'anni del Cile, intervistando i protagonisti, dai politici ai comuni cittadini, raccogliendone le testimonianze in un quadro vivido. Ricostruisce dalla voci di chi c'era quel maledetto 11 settembre 1973, il giorno del bombardamento della Moneda (il palazzo presidenziale) e dunque del golpe che portò Pinochet al potere. Il passo è giornalistico, le interviste si intrecciano al racconto e alcuni personaggi tra tutti quelli che l'autore ha incontrato di persona emergono forti: oltre naturalmente alla presidenta, spicca sua madre, Angela Jeria, moglie del generale Alberto Bachelet, che per storia personale, tempra e anticonformismo ci ricorda le memorabili donne dei grandi romanzi sudamericani, a partire proprio da quelle della cilena Isabel Allende.
Leonardo Martinelli,
"Michelle Bachelet – La primavera del Cile" ,
Sperling & Kupfer, pagg. 268, euro 16,50

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