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Libri / Grobel a colazione con Truman Capote

di Marco Barbonaglia

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30 marzo 2007

"Al momento l'unica persona della Corte Suprema sulla cui tomba non sputerei è Brennan. Per il resto sputerei sulla tomba di ognuno di loro. Eccetto l'unica signora presente. E' lì da troppo poco tempo..." E' la lingua velenosa di Truman Capote. Il discorso, partito dal suo libro A sangue freddo, (che racconta, con i toni del reportage, la storia dell'omicidio di quattro persone), è scivolato sulla pena di morte. Dopo aver dichiarato la sua contrarietà alla pratica, lo scrittore espone, senza mezzi termini, il disprezzo per una delle istituzioni che considera maggiormente responsabile delle esecuzioni. Quello che colpisce, però, è l'assoluta mancanza di freni, la bruciante schiettezza, la completa, meravigliosa, assenza di reverenza o rispetto nelle sue parole. In fondo, Capote sta parlando della Corte Suprema degli Stati Uniti nel bel mezzo di un'intervista. Questo non gli crea alcun problema a manifestare il suo totale ribrezzo. E' da qui che nasce gran parte del fascino del personaggio. Geniale provocatore, caustico, spesso addirittura maligno, il romanziere non ha alcun problema a dire quello che pensa di chiunque, senza mai omettere nomi e cognomi...
Colazione con Truman, edito da Minum Fax, raccoglie, come fosse una lunghissima intervista, una serie di conversazioni che Lawrence Grobel ebbe con Capote tra il 1982 e il 1984, anno della morte dello scrittore americano. Il giornalista, definito da Joyce Carol Oates "il Mozart dell'intervista" è un vero specialista del genere. I suoi colloqui con personaggi del calibro di Marlon Brando e Al Pacino, sono diventati altrettanti libri di successo.
Il bello di questa lunga chiacchierata con Truman Capote è, naturalmente, proprio l'oltraggiosa sfrontatezza dell'intervistato. Nelle 266 pagine di dialogo serrato con Grobel, lo scrittore non risparmia nessuno. Da Hemingway al Papa, da Kennedy a Madre Teresa. Non fa alcuna differenza di chi si stia parlando, le sue risposte arrivano senza fare sconti, sferzanti e ingiuriose colpiscono davvero chiunque.
Questo atteggiamento può suonare decisamente fastidioso quando si riferisce con scherno a colleghi come Jack Kerouac, etichettandolo come un buffone, o William Burroughs, definito privo di talento o, peggio ancora Dostoevskij, del quale dichiara: "il suo stile fa schifo".
Di Joyce Carol Oates dice: " è uno scherzo della natura che dovrebbe essere decapitato in un auditorium... solo vederla significa provare disgusto. Leggerla significa vomitare". Arrivare a definire Camus, uno scrittore di second'ordine e Ernest Hemingway " un uomo mediocre che non ha mai scritto nessuna opera che sia la migliore nel suo genere" è davvero un po' troppo....
L'atteggiamento di sparlare continuamente dei colleghi, soprattutto di quelli più famosi è un comportamento sospetto che, se per alcuni è un modo di fare critica, ad altri può sembrare dettato dall'invidia e dell'astio. Ed è poi ancor più irritante, per contro, sentirlo riferirsi costantemente a sé in termini entusiastici, perdendo, di colpo, tutta l'ironia che ha in serbo per gli altri.
Se quando pontifica sui colleghi può dunque apparire un po' borioso, e talvolta infastidire chi non è un suo fan assoluto, la sua lingua tagliente come un rasoio da, invece, il meglio quando i bersagli sono il conformismo, le istituzioni, il perbenismo della società. Nel mettere alla berlina i costumi, nell'esercizio dell'arte della provocazione, si colloca, infatti, nel solco scavato da uomini come Bernard Show e Oscar Wilde. Non a caso è sua la frase: " Non sono ancora un santo. Sono un alcolizzato. Sono un drogato. Sono un genio" .
In definitiva Colazione da Truman è un libro piacevole, che scorre veloce, grazie anche all'abilità di Grobel, che conduce l'intervista con grande capacità, dando modo allo scrittore di parlare davvero di tutto. Dall'infanzia alla letteratura, dalla politica alla musica, dal cinema al sesso e all'amore. Le domande sono precise, puntuali, intelligenti. Le risposte, naturalmente, sono eccessive, pungenti, corrosive. Quasi ogni lettore troverà quella che lo diverte, quella che lo fa riflettere e, probabilmente, quella che lo indispettisce. Ma, in fondo, è questo il bello e, forse, quello che voleva lo scrittore.
Capote è Capote, nel bene e nel male. Prendere o lasciare.

Colazione da Truman- Incontri con Capote.
Lawrence Grobel.
266 pagine, minimum fax.
11,50 euro

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