Se leggendo Lupus, romanzo a fumetti in due volumi pubblicato in Italia dalla bolognese Kappa Edizioni, avete l'impressione di avere tra le mani una storia di fantascienza, non lasciatevi ingannare. Togliete subito la buccia di tecnologia decadente di cui è rivestito, ignorate astronavi sdrucite, pianeti improbabili e vegetazione aliena: è un trucco. Se vi viene il sospetto che sia una storia d'amore, non credeteci. Siete fuori strada. L'autore, Frederik Peeters, svizzero, ci aveva già provato con Pillole blu, la sua storia a fumetti precedente, in cui, sotto una storia d'amore autobiografica, si celava un delizioso manuale di convivenza con la sieropositività. Stavolta usa l'armamentario fantascientifico per poter raccontare indisturbato una vera storia on the road in perfetto stile anni'70. La Route 66 è sostituita dalle rotte interplanetarie; gli sconfinati deserti americani dal cosmo. Le Harley Davidson sono navicelle spaziali e le droghe hanno nomi nuovi ma effetti già sperimentati. La genesi è l'evasione dalla società che si trasforma in una fuga. La sfrenata esaltazione per la libertà diventa, dopo l'incontro con una donna inseguita, una rutilante odissea tra le stelle. Lupus e Sanaa, i protagonisti, trovano rifugio in una divertente e scalcinata comunità di hippies ottantenni che, in un angolo remoto dello spazio, si protegge dall'invasione di un mondo completamente tecnologizzato astenendosi dall'uso della tecnologia; poi in una vecchia, enorme stazione turistica spaziale abbandonata ma ancora stivata di cibo. In entrambi i casi l'illusione di aver trovato una casa sicura viene frustrata dagli inseguitori. La storia non è completa, manca un elemento fondamentale, lo scoprirete leggendo questo libro che conferma il talento e la capacità narrativa di un autore che attinge dall'autobiografia in maniera intelligente. Peeters usa strumenti tradizionali e semplici per disegnare: pennello, pennino e china. Ha un segno piuttosto evoluto per un disegnatore della sua età, con cui riesce a modulare la potenza e la grazia. E' sintetico, morbido, disinvolto e quel tratto sembra trovare con facilità i toni adatti ai diversi momenti del narrato. Ha personalità Frederik, disegna semplice e in bianco e nero in un contesto che spesso abusa del digitale. Ha qualcosa in comune con Craig Thompson come modo di disegnare e a volte ricorda, vagamente, Andrea Pazienza. Seth, Adrian Tomine, Kikuo Johnson sono gli altri autori stranieri pubblicati in Italia che perseguono una forma di racconto attento al vissuto quotidiano, con uno stile di disegno piuttosto essenziale, che evita la spettacolarizzazione e sceglie una via difficile verso la raffinatezza. Peeters è di Ginevra, ha 33 anni, è diplomato in Comunicazioni visive e ha un passato da illustratore pubblicitario. Nel 1995 ha vinto il concorso per i nuovi talenti al Festival di Sierre, e con Pillole blu si è aggiudicato nel 2001 il premio Rodolphe Topffer.
Frederik Peeters, Lupus, 2006, pagg. 200, euro 16,00 e Lupus-La fine della storia, 2007, pagg.208, euro 16,00, Kappa Edizioni, Bologna.
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