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L'ultima copia del New York Times
Il futuro dei giornali di carta

di Stefano Natoli

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2 marzo 2007

"Non so davvero se stamperemo ancora il Times tra cinque anni, e, se vuole proprio saperlo, non me ne importa nulla. Internet è un posto meraviglioso e noi lì siamo leader". Lo ha dichiarato l'8 febbraio scorso l'editore del New York Times, Arthur Sulzberger, in un'intervista al quotidiano israeliano Haaretz. L'ipotesi di un futuro esclusivamente on line per un giornale così prestigioso non ha mancato di suscitare un enorme scalpore in tutto il mondo, rilanciando con forza l'interrogativo che da anni serpeggia fra addetti ai lavori e non: i giornali di carta sono destinati a scomparire? Una domanda facile, ma solo all'apparenza. Le variabili da considerare, quando si parla di giornali, sono infatti tante, a cominciare dall'abitudine dei lettori a sfogliare il quotidiano. Un contributo importante arriva da un saggio mandato da qualche settimana alle stampe dall'editore Donzelli che per una singolare coincidenza si intitola proprio ‘L'ultima copia del New York Times'. Lo ha scritto l'ex vicedirettore del quotidiano torinese La Stampa, Vittorio Sabadin.
La minaccia a giornali arriva da Internet, telefonia mobile, iPod e nuovi media elettronici
Ma perché i giornali sono destinati a scomparire? Perché vendono sempre meno copie. È perché vendono sempre meno copie? "Probabilmente" scrive Sabadin "l'unica e vera e banale ragione per la quale i giornali vendono meno copie è che nessuno ha più tempo di leggerli. Le nuove tecnologie dell'informazione sembrano essere state progettate per non lasciarci mai soli: da quando usciamo da casa a quando la sera ci sediamo in poltrona, abbiamo decine di possibilità diverse di comunicare e di essere informati. Rispetto ai loro nuovi concorrenti, i giornali sono rimasti molto indietro: sono lenti, costosi da produrre, difficili da consumare. Richiedono tempo e impegno, molti sono ancora in bianco e nero, come un secolo fa. Hanno poco appeal per le nuove generazioni, incapaci di concentrarsi – come sanno bene gli insegnanti – per più di qualche minuto su qualcosa e per nulla disposte a sorbirsi la lettura di articoli lunghi e apparentemente noiosi". Secondo l'autore – che ha fatto in tempo a vivere tutte le trasformazioni del giornale: da quello dei tipografi che lo componevano col piombo, all'edizione on line continuamente aggiornata - "la sfida si è spostata altrove: sulle nuove tecnologie di comunicazione esistenti e in arrivo, sulla concorrenza dei giornali gratuiti apparsi in ogni città, sulla conquista del tempo del lettore, sul rinnovamento dei formati e dei contenuti. La gente che vuole restare informata non ha mai vissuto un momento più felice: ha ora a disposizione la più vasta offerta di media della storia dell'umanità, una combinazione di rotative del XIX secolo, di radio e tv del XX e di siti web e blog del XXI. Saranno i sistemi più vecchi a doversi adattare e a cambiare. Cambiare o morire".
Forse non sarà fra cinque anni come dice l'editore del New York Times – secondo Philip Meyer, uno degli studiosi più competenti dell'editoria americana, l'ultima copia del giornale newyorchese sarà acquistata nel 2043 – ma la crisi di vendite che affligge i giornali da una ventina d'anni lascia pensare che la previsione sia realistica. D'altronde già oggi il New York Times può vantare un milione e mezzo di visitatori al giorno contro il milione e centomila abbonati all'edizione cartacea. Anche per questo il giornale – come pure ‘The Guardian', ‘Washington Post', e ‘Los Angeles Times' - ha pensato di unire le due redazioni - quella tradizionale e quella online - avviando un accordo con Microsoft per la distribuzione del giornale tramite un programma che permette ai lettori di leggere la versione elettronica in modo più confortevole, grazie a funzioni aggiuntive.
Il quotidiano così come lo conosciamo sembra insomma avere i giorni contati. Al suo posto giornali gratuiti (free press), giornali on-line, notizie integrate, catapultate a ritmo continuo da tv, computer, telefonini.
Un libro agile – circa 170 pagine in formato tascabile – e allo stesso tempo ricco di informazioni, quello di Sabadin, che racconta le trasformazioni dell'informazione, ma anche del modo di lavorare dei giornalisti. Una categoria in via d'estinzione, sembra di capire, come gli stessi quotidiani sui quali oggi scrive.

Vittorio Sabadin
L'ultima copia del New York Times
Donzelli, Pagg 167 - euro 15

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