Circa ottanta opere tra dipinti, disegni, pastelli e grafiche compongono la mostra "Zandomeneghi De Nittis Renoir, I pittori della felicità". Un evento per la città di Barletta che torna ad ospitare una grande mostra sull'Ottocento in concomitanza con l'inaugurazione della Pinacoteca Giuseppe De Nittis, nella sede barocca di Palazzo della Marra restaurata e riallestita per ospitare stabilmente la collezione De Nittis di Barletta, un contenitore d'arte di livello internazionale.
In mostra appunto Zandomeneghi, De Nittis e Renoir, i tre artisti, protagonisti della scena artistica parigina, ognuno con una propria cifra stilistica che, in particolari periodi di attività, rivelano, nei rapporti che la mostra mette in risalto, legami di amicizia, sensibilità impressionistiche, vicinanze, e contraddizioni. Mentre De Nittis percorre, negli anni '70 e nei primi anni '80 dell'Ottocento, una strada originale, fuori dagli schemi classificatori del tempo, Zandomeneneghi e Renoir vivono un rapporto che diventa sempre più confinante sia in termini stilistici che nei contenuti delle rappresentazioni del mondo borghese cui si ispirano. E' allora possibile ammirare capolavori affascinanti come Luna di miele (A pesca sulla Senna) (1878 c.) proveniente da Palazzo Pitti, Le Moulin de la Galette dalla Fondazione Enrico Piceni, Al Caffè (1884) dalla collezione Mondadori di Palazzo Te a Mantova di Zandomeneghi. Poi capolavori di Renoir quali Le Chapeau épinglé (Il Cappello appuntato) (1894) della Fondazione E.G. Bührle di Zurigo, Paysage de Cagnes (Paesaggio di Cagnes) (1905-8) dalla Fondazione Magnani Rocca, il bellissimo Nu allongé (Baigneuse)/Nudo disteso (Bagnante) (1902) dalla Galleria Beyeler di Basilea, e molte altre ancora, tra dipinti, pastelli e incisioni, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private. Accanto a queste alcune opere esemplari di Giuseppe De Nittis, dall'omonima pinacoteca, come Paesaggio, Primavera, Veli e sete.
Nonostante le recenti mostre di Milano, Roma e Castiglioncello dedicate a Zandomeneghi, che hanno illuminato la fitta trama di rapporti dell'artista con gli amici dell'ambiente toscano macchiaiolo e con gli impressionisti, l'opera dell'artista presenta vaste zone di ombra e resta in fondo ancora una figura in bilico tra i richiami alla cultura e alla tradizione italiana e le novità stilistiche introdotte dall'impressionismo. Ultimo dei tre italiens de Paris a raggiungere la capitale francese, dove arriva nel giugno del 1874, Federico Zandomeneghi, come Boldini e De Nittis, vi trova gli stimoli creativi per elaborare uno stile personale, in cui si fondono echi italiani e suggestioni francesi. Egli è sicuramente l'artista italiano che ha avuto rapporti più profondi, duraturi e collaborativi con il gruppo impressionista, partecipa alle collettive del gruppo e stringe amicizia con Degas, Pissarro e Guillaumin, ma nello stesso tempo, come i suoi connazionali, mira ad imporre un proprio stile personale non completamente adagiato sugli stilemi della scuola impressionista.
La sua pittura è indirizzata verso un'accentuata concretezza formale che ha origine dalla matrice toscana e dei Macchiaioli. Il reale confronto tra Zandomenghi e Renoir non avviene così quando l'artista veneziano aderisce al gruppo dei dessinateurs, capeggiati da Degas in contrapposizione ai coloristes quali Monet, Renoir, Pissarro. È invece soprattutto dopo il 1894 e il contratto stretto con il mercante Durand-Ruel, che l'artista italiano viene a confrontarsi con le opere dei due artisti di punta della galleria, Degas e Renoir, presentandosi persino come un loro surrogato, un sostituto, un equivalente, utilizzato da Durand-Ruel per accontentare il mercato, in particolare americano. In questo periodo i due pittori hanno atelier vicini, sicché l'incrocio artistico si fa in molti casi serrato. Ad esempio nei languidi nudi o nello sguardo attento e amoroso nei confronti della donna, delle sue movenze e dei suoi momenti di vita intima e quotidiana.
Negli anni tardi della loro produzione (Zandomeneghi muore nel 1917, Renoir nel '22) entrambi sviluppano un interesse spiccato, inconsueto tra gli impressionisti, per la pittura di fiori e la natura morta, in particolare i pesci.
E allora è facile comprendere la diversità di vedute con De Nittis dove protagonisti sono la luminosità mediterranea, l'estro di una pennellata guizzante, le luci e le suggestioni di Parigi. Così gli artisti italiani, a metà tra la "macchia" e l'"impressione" si conquistano il loro posto nella storia dell'arte europea.
Fino al 15 luglio
Barletta
Palazzo della Marra
Catalogo Skira
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