Per anni ha evocato immagini spiacevoli: sapeva di individualismo esasperato, di lotta darwiniana, di sopravvivenza del più forte; oggi – al contrario – evoca orizzonti positivi, racconta lo svecchiamento meritocratico di una società ingessata, l'apertura delle professioni, il venir meno di quegli arroccamenti corporativi che creano garantiti e sconfitti sociali. Stiamo parlando della concorrenza, tema - da sempre spinoso e oggi più che mai attuale visti i contraccolpi della globalizzazione – alla base di ‘Spiriti animali', il saggio scritto a quattro mani per i tipi dell'Università Bocconi da Ettore Gotti Tedeschi – banchiere che rappresenta il gruppo spagnolo Santander in Italia - e da Alberto Mingardi – il direttore dell'Istituto Bruno Leoni, think tank ispirato ai principi del libero mercato. La tesi di fondo del volume è che una concorrenza affrancata da ogni vincolo è capace di garantire gli interessi di tutti più di qualsiasi intervento moderatore. Una posizione tutt'altro che condivisa: se, infatti, la superiore efficienza del sistema di mercato trova sempre maggiori consensi, non meno diffusa - fra addetti ai lavori e non - appare la necessità di correggerlo: di mettere, cioè, le briglie agli spiriti animali che caratterizzano il capitalismo selvaggio.
Concorrenza e competitività
"Il libro - scrive Alessandro Profumo nella prefazione - offre l'opportunità di riflettere su quello che viene oggi percepito, a ragione, come uno dei grandi problemi che interessano l'Europa, e l'Italia in particolare: la perdita di competitività". E lo fa ponendo giustamente l'accento – secondo il presidente di Unicredito – sul valore del mercato e della libera concorrenza come soluzioni per uscire da questa situazione.
Ma in un paese come quello in cui viviamo la concorrenza non ha affatto vita facile; i suoi nemici – sottolineano gli autori – sono a destra come a sinistra, nel pubblico come nel privato, nel sindacato come fra gli stessi imprenditori: tutti a pretendere di negare "che l'ineguaglianza vera nasce proprio dall'azione dell'autorità arbitraria, che scoraggia l'azione dei migliori e protegge i peggiori, che così raccattano privilegi autenticamente ingiusti e arbitrari". Secondo Gotti Tedeschi "non c'è abuso più grande di un monopolio imposto alla libertà dei cittadini" e "l'unico modo per creare ricchezza è fare assegnamento sulla libertà". La stessa accusa al mercato di aver provocato in questa fase di globalizzazione maggiori disuguaglianze viene ricondotta dagli autori ad una "visione caricaturale dell'economia"; visione che porterebbe a mascherare scorrettamente la realtà osservata, "al fine di demonizzarla e legittimare progetti legati a cause politiche che sono contro l'uomo".
Osservazioni più che mai attuali, quelle sviluppate in forma di dialogo da Gotti Tedeschi e Mingardi. Pagine - poco più di 130 - che si richiamano a quella scuola austriaca dell'economia che a inizio Novecento raccomandava forte protezione della proprietà privata e supporto in generale dell'individualismo (per questo motivo i suoi teorici – Carl Menger su tutti – venivano spesso citati a sostegno da gruppi liberisti ‘laissez-faire').
"L'apologia della concorrenza – scrive Alberto Mingardi nelle conclusioni – non si riconosce in un'equazione semplice: tanti produttori uguali prezzi più bassi. Ma è fiducia in un mondo nel quale la libertà è lo strumento migliore per risolvere i problemi". Osservazioni che non mancheranno certo di far discutere.
(Ettore Gotti Tedeschi, Spiriti animali, Universita' Bocconi Editore, pagg 134 – euro 14,00)