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I tre mesi e mezzo che cambiarono le sorti d'Italia

di Nino Gorio

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La scelta del 2 giugno come festa della Repubblica è convenzionale. In realtà il processo che cambiò l'assetto istituzionale del Paese durò tre mesi e mezzo e si completò il 1° luglio. Ecco le tappe più importanti.
12 marzo – Viene indetto il referendum istituzionale che chiede agli italiani di scegliere tra monarchia e repubblica. A firmare il decreto è Umberto di Savoia, figlio e "luogotenente" del re Vittorio Emanuele III.
9 maggio – Vittorio Emanuele III abdica e lascia l'Italia. Suo figlio, già al potere come luogotenente, diventa re col nome di Umberto II; ma regnerà solo un mese e passerà alla storia col nomignolo di "Re di Maggio".
2 giugno – Si svolgono in contemporanea il referendum istituzionale e l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente, un "Parlamento" che darà all'Italia una nuova Costituzione, sostitutiva dello Statuto Albertino.
5 giugno – Dopo qualche giorno di incertezza e di indiscrezioni contraddittorie, trapela un risultato ufficioso del referendum: avrebbe vinto la repubblica, sia pure con un margine di voti inferiore alle aspettative di molti.
12 giugno – Il governo di Alcide De Gasperi, senza attendere la proclamazione ufficiale dei risultati, dichiara decaduta la monarchia e attribuisce provvisoriamente allo stesso De Gasperi i poteri di capo dello Stato.
13 giugno – Umberto II protesta contro il "gesto rivoluzionario" di De Gasperi, ne contesta la legittimità, ma poi parte spontaneamente per l'esilio. Intanto i monarchici sommergono di ricorsi la Corte di Cassazione.
18 giugno – La Cassazione conferma ufficialmente la vittoria della repubblica, sia pure con qualche minima correzione dei dati diffusi in precedenza. I ricorsi contro la legittimità del referendum vengono tutti respinti.
25 giugno – Si riunisce per la prima volta l'Assemblea Costituente; i deputati dovrebbero essere 573, ma in realtà sono solo 566 perché in tre province non si è votato e i relativi seggi restano per il momento vacanti.
28 giugno – L'Assemblea Costituente elegge il primo presidente della Repubblica Italiana: è Enrico De Nicola, avvocato napoletano ed ex-presidente della Camera, liberale, che ottiene 396 dei 504 voti espressi.
1 luglio – De Nicola assume ufficialmente i poteri, ma non si insedia al Quirinale, che diventerà residenza del capo dello Stato solo a partire dal terzo presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, eletto nel 1955.

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