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Referendum e paraggi: cifre, nomi e... gossip

di Nino Gorio

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·Bianco e rosso. La sinistra era schierata compatta contro la monarchia, eppure al referendum del 2 giugno il record di voti pro-repubblica non si registrò nelle regioni “rosse”, bensì (a sorpresa) nel “bianchissimo” Trentino (86,6%). In Emila-Romagna, Toscana e Umbria il dato oscillò fra il 71 e il 77%.

· Voti e camosci. La Val d’Aosta, dove i Savoia erano di casa (avevano castelli, residenze estive e riserve per la caccia ai camosci) conquistò invece il record delle schede nulle (7,53% contro il 6,35% nazionale). Il fenomeno non fu casuale, ma frutto di una protesta organizzata da movimenti autonomisti.

· Il potere “rosa”. A decidere le sorti istituzionali d’Italia furono le donne, che costituivano la maggioranza dei 28 milioni di aventi diritto al voto. La prevalenza dell’elettorato femminile è poi stata sempre una costante, ma per il referendum ebbe importanza particolare: era la prima volta che le donne votavano.

·Doppio perdente. Nel 1946 Umberto II perse non solo il regno, ma anche la moglie, la regina Maria José, che in un primo tempo seguì il marito nell’esilio portoghese di Cascais, ma pochi mesi dopo, con il pretesto ufficiale di cure mediche, si trasferì a Ginevra. Da allora la coppia reale visse sempre separata.

·Enrico tentenna. EnricoDe Nicola, il primo capo di Stato (provvisorio) dell’era repubblicana, che era di una prudenza proverbiale, tentennò a lungo prima di accettare l'incarico. E Giulio Andreotti, allora semi-sconosciuto, gli scrisse un sarcastico sollecito: “Presidente, decida di decidere se accetta di accettare”.

·Colpo di spugna. Il primo atto importante della neonata Repubblica Italiana fu un’amnistia generale per i reati politici commessi fino al 30 luglio 1945 sia dai fascisti sia dai partigiani. A firmare il “colpo di spugna”, 20 giorni dopo il referendum, fu Palmiro Togliatti, segretario del Pci e ministro della Giustizia.

·Sindone al papa.  Un effetto della fine della monarchia fu l’”avocazione allo Stato” (in pratica l’esproprio) di tutti i beni degli ex-re. Dal provvedimento furono però escluse le proprietà che i Savoia avevano prima della nascita del Regno d’Italia. Tra queste c’era la Sacra Sindone, che Umberto II donò poi al papa.  

·Le tombe dei re. L’ultimo re d’Italia, morto nel 1983, è sepolto nell’Abbazia benedettina di Hautecombe, in Savoia. Invece la tomba di Vittorio Emanuele III, che sopravvisse solo 19 mesi all’abdicazione, è in una chiesa di Alessandria d’Egitto (S.Caterina), retta da un francescano nubiano, padre Antonio Kamel.

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