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Libri/ Design anonimo in Italia

di Valeria Ronzani

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8 giugno 2007

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Scarabocchiare appunti, farsi un caffè, prendere un aperitivo sono piccoli gesti della quotidianità che meriteranno un momento di riflessione aggiuntivo dopo aver letto il libro che Alberto Bassi dedica al design anonimo in Italia. Perché uno degli "effetti collaterali", magari non previsti dall'autore, è quello di far vedere con occhi diversi, o forse semplicemente "vedere", a noi profani della materia una scelta di oggetti che accompagnano la nostra vita e che, proprio per il fatto che qualcuno li ha ideati, l' hanno pure, e spesso non di poco, migliorata. Nei casi citati precedentemente: la Tratto Pen della Fila è stata disegnata nel 1976 dallo studio milanese Design Group, la Moka Express è tuttora sostanzialmente invariata da quella progettata nel 1933 da Alfonso Bialetti, alla bottiglia di Campari Soda ha contribuito in maniera decisiva Fortunato Depero nel 1932.
Poco più di una settantina di oggetti, raggruppati in tre categorie di riferimento, sono quelli che Bassi inventaria. Una scelta che non vuole essere esaustiva, ma certamente significativa. Guidata dalla riconoscibilità del progetto, accompagnata da una ricostruzione storica che in ogni scheda ne presenta l'iter. «E quando non sono riuscito a venirne a capo – ci dice Bassi – ho dovuto rinunciare a pubblicare l'oggetto in questo volume. Confesso anche che alcune scelte, per esempio i giocattoli Walt Disney, sono state fatte sulla base di inclinazioni o ricordi personali». Proprio l'inquadramento storico è quello che arricchisce il lavoro di Basso di un triplice piano di lettura. Per gli addetti ai lavori, per la storia del design e dell'impresa, ma anche per la storia del nostro paese, che grazie a questo riflettore sugli oggetti anonimi svela una narrazione del vivere quotidiano altrimenti sfuggente. Dall'anonimo di tradizione, radicato in una civiltà preindustriale che ci ha tramandato il fiasco per vino, il litro di vetro, il cappello di feltro Borsalino, il sigaro toscano, all'anonimo senza ulteriori specificazioni, artefatti dell'era industriale in grado di codificare soluzioni a problemi, alcuni divenuti sinonimi di intere tipologie. Della Moka abbiamo già detto. Ma la valigia 24 ore, chi ricorda che il prototipo è stato disegnato da Giovanni Fontana e Lucio Mosca per Valextra nel 1954? O la pentola a pressione Lagostina, la plastilina Das, il tappo apribottiglie, la Libreria Congresso della Lips Vago (cioè le scaffalature metalliche), il Ciao e la Coppa del Nonno, i giocattoli di gomma Walt Disney, che probabilmente pochi sapranno essere stato prodotti dalla Ledraplastic, industria di Osoppo in provincia di Udine. Fino all'anonimo d'autore. Non è una contraddizione, ma forse il motore stesso del libro di Bassi. Si tratta infatti di "anonimi svelati", capolavori del design italiano che, per citare l'autore, "rivendicano uno status di buon design, normale e "non vanitoso".
Infatti, potrà sembrare spiazzante, l'impulso che ha spinto Bassi ha a che fare con l'etica. «Perché il disegno industriale è stato sì uno strumento di valorizzazione delle merci, ma ha fornito nella sua storia qualità culturale e sociale – sottolinea - Invece oggi il design vive una grande crisi di qualità e di innovazione, rifugiandosi nella logica del lusso e della firma. Dimenticando così che potrebbe e dovrebbe avere una qualche funzione, e responsabilità, rispetto alla vita». Il dibattito è aperto. Il designer Jasper Morrison, che ha allestito nel 2006 insieme a Naoto Fukasawa, a Tokyo e a Londra, la mostra "Super normal"(esponendo anche la penna bic o la clip metallica per fogli), scrive su "Domus": «Il mondo del design vive una situazione di deriva della normalità, ha dimenticato le proprie radici e il principio originario in base al quale ai designer spetta prendersi cura dell'ambiente creato dall'uomo». E significativamente Bassi riporta le parole con cui Achille Castiglioni afferma nel 1993 che l'oggetto di cui è più orgoglioso è l'interruttore elettrico rompitratta per abat-jour, ideato col fratello Pier Giacomo nel 1968: «Prodotto in gran numero, è acquistato per le sue qualità formali e nessuno, nei negozi di materiale elettrico, ne conosce l'autore». Ancora prodotto, è stato finora realizzato da Vlm in più di 25 milioni di pezzi.
Alberto Bassi Design anonimo in Italia.
Oggetti comuni e progetto incognito
Milano, Electa, 2007. 269 p, 40 €

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