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Libri / Luigi XVI, l'ultimo sole di Versailles di Antonio Spinosa

di Pino Fondati

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14 giugno 2007


Luigi Augusto di Borbone, duca di Berry, nato a Versailles nel 1754, salito al trono di Francia a soli venti anni col nome di Luigi XVI, viene di volta in volta descritto da alcuni storici come debole e indolente, grasso e goffo, da altri politicamente capace, riformatore, per molti versi anticipatore, da altri ancora come una miscela di tutte queste caratteristiche. Una figura controversa, insomma, e chissà se il libro di Antonio Spinosa, pur documentato (in appendice, si trovano anche il testamento del sovrano e il resoconto del suo confessore, l'abate de Firmont), rigoroso e narrato con maestria, metterà un punto fermo su "Louis le Desiré", il desiderato, come veniva chiamato dal popolo, che in lui riponeva grandi speranze di rinnovamento. Speranze andate deluse, visto che fu proprio il popolo a richiederne la morte, e a deriderlo mentre veniva portato alla ghigliottina il 21 gennaio del 1793. Il fatto è che Luigi XVI si trovò a regnare negli ultimi (e più difficili) anni dell'ancien régime, quando la temperie politica e sociale raggiunse il punto più alto e sfociò nella rivoluzione.
Questo non serva da giustificazione, ma è un dato di cui tenere nel dovuto conto. Il sottotitolo del libro "L'ultimo sole di Versailles", la dice lunga sul tentativo di "revisionismo" tentato da Spinosa, che propone del re una interpretazione del tutto diversa dalla vulgata; vedere per credere, il film "Marie Antoinette", della Coppola, uscito un paio di stagioni fa, in cui il re è raffigurato né più né meno come una specie di accessorio. Le pagine di Spinosa dimostrano invece che Luigi XVI non era uno sciocco né un pupazzo nelle mani della consorte Maria Antonietta d'Austria, intrigante e infedele. A dispetto della rigida educazione ricevuta, Luigi fu uomo colto e aperto: appassionato lettore dei classici, apprezzava le opere degli illuministi, pur non condividendone spesso le tesi di fondo (troppo liberali..), fu gran conoscitore di geografia, studioso di matematica e di fisica, mecenate di ingegni come Lavoisier e i fratelli Montgolfier. E fu soprattutto abile politico, capace di operare un radicale ricambio della classe di governo nell'ambito di un più vasto progetto di ammodernamento del paese. Proprio l'attività di statista, così poco colpevolmente considerata dalla storiografia, viene analizzata da Antonio Spinosa. Le sorprese non sono poche: si va dalla trasformazione dell'ordinamento istituzionale e giuridico (conseguenza di una chiara visione anticipatrice), all'affrancamento delle amministrazioni periferiche dal dispotismo del potere centrale, dall'abolizione della servitù e della pena di morte (che restava solo per reati di alto tradimento), all'avvio di una serie di riforme economiche. Nel tentativo di risollevare le finanze del paese, dissanguate dalle precedenti gestioni (compresa quella del padre, Luigi XV, che visse appartato e dedito agli studi), chiamò presso di sé esperti di impronta liberale, come Turgot e Necker. I tentativi di riforma, però, furono bloccati dalla veemente opposizione dell'aristocrazia, del clero e del parlamento. Di fronte alla rivolta dei nobili, convocò gli Stati generali, mai più riuniti dal 1614. E di fronte alla ribellione dell'assemblea, il re mantenne un atteggiamento ambiguo, incoraggiando segretamente la controrivoluzione. Qui sta una delle principali ombre dei suoi diciotto anni di regno: Luigi XVI non seppe opporsi con forza agli oppositori, mantenendosi sempre in bilico tra riforme liberali e mantenimento della monarchia assoluta fondata sull'aristocrazia. L'errore più grande, quello che gli alienò definitivamente anche i residui favori del popolo, fu quello di lasciare Parigi e fuggire a Versailles. Catturato nel bosco di Varennes, venne imprigionato, processato pubblicamente e pubblicamente ghigliottinato. La mattina del patibolo, Luigi si svegliò presto e, noblesse oblige, fece come al solito un'accurata toilette. Pochi istanti prima della morte, dal patibolo griderà "Muoio innocente di tutti i crimini di cui mi si accusa. Perdono gli artefici della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia".

Queste le parole coraggiose dell'ultimo re di Francia per diritto divino.


Luigi XVI, l'ultimo sole di Versailles
di Antonio Spinosa,
Mondadori, Collana Le Scie, 2007
243 pagine, 18 euro

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