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Richard Rorty, la svolta anti - continentale

di Sebastiano Maffettone

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10 maggio 1998

Conosciuto dapprima per essere un filosofo analitico di mediolivello, inventore della fortunata espressione 'svolta linguistica'(linguistic turn), Rorty divento' un autore internazionalmente noto,apprezzato anche in Italia, dalla fine degli Anni Settanta, quandopubblico' nel 1979 Philosophy and the Mirror of Nature (La filosofiae lo specchio della natura, Bompiani). In quel libro, egli sostenevache e' venuto il tempo di sostituire l'immagine platonica dell'uomocome spettatore della natura con quella pragmatista dell'uomo comeattore e trasformatore. Ma quello che piu' conta e' che questaproposta non veniva formulata nei termini tradizionali delpragmatismo americano, ma congiungeva il lascito pragmatista con uninteresse per la storicita' e la dialettica tutto sommato nuovonell'orizzonte della filosofia americana di questo secondodopoguerra. Come si evince dai suoi Philosophical Papers - i cuiprimi due volumi sono stati tradotti in italiano da Laterza - Rortyappare convinto che James e Dewey possano essere rilettiproficuamente alla luce di Heidegger, Foucault, Derrida e lacontemporanea tradizione postmoderna. Il tutto, piu'sorprendentemente ancora, senza tradire - sempre a suo avviso - lospirito della migliore filosofia analitica, da Wittgenstein a Quine eDavidson.Si tratta di una prospettiva ampia, in cui l'eclettismo teoretico sicongiunge con un interesse di fondo non tanto strettamente filosoficoquanto metafilosofico e culturale. Rorty, in altre parole, nonsostiene teorie filosofiche controverse, come la maggior parte deisuoi colleghi piu' noti, ma opera come se fosse una sorta dicommentatore culturale delle posizioni filosofiche altrui. Cio'avviene in un'ottica allargata, in cui la letteratura e la storiadelle idee giocano un ruolo significativo. Da qui dipende anche lasua peculiare collocazione nell'orizzonte filosofico statunitense,dove Rorty di solito non e' particolarmente apprezzato dai filosofiprofessionali, ma lo e' invece dai letterati e da un pubblicogenerale colto.Di Rorty escono in questi mesi quasi contemporaneamente due libriche, scritti con intenzioni affatto diverse, presentano tuttavia unrilevante sostrato comune. Si tratta di Achieving Our Country e diTruth and Progress. Il primo e' un pamphlet di cultura politicadedicato al pensiero della sinistra americana, il secondo una piu'tradizionale raccolta di articoli filosofici degli ultimi anni, cheva ad arricchire la gia' menzionata serie dei Philosophical Papers."L'orgoglio nazionale e' per le nazioni cio' che il rispetto di se'e' per gli individui...". Sono le parole con cui si apre ArchievingOur Country, libro che pubblica le Massey Lectures in the History ofAmerican Civilization tenute da Rorty ad Harvard nel 1997. La tesi diquesto pamphlet e' semplice e diretta. La sinistra americana avrebbeperso una sua caratteristica fondamentale, sarebbe a direl'aspirazione progressista e riformista a trasformare il Paese inmodo da poterne essere orgogliosi. Questa aspirazione era invecetipica di personaggi carismatici della sinistra tradizionale comeDewey e Whitman, che credevano nell'America e nella democrazia, e cheanzi ritenevano che America e democrazia fossero sinonimi. Ed e'stata il faro che ha illuminato l'esperienza del New Deal. Ma questafede in un futuro migliore per tutti, si e' dileguata a causa dellaguerra del Vietnam e del diffuso scetticismo intellettuale.Quest'ultimo dipende poi anche dall'importazione di filosofie'continentali', come quelle di Heidegger e Foucault, il cui impattopolitico viene - a detta di Rorty, che pure ne e' un ammiratoreteoretico - ampiamente sopravvalutato. Queste filosofie infatti sonospesso interpretate politicamente in termini di radicalismoanti-americano, e condannano la sinistra che vi fa riferimento aun'impotenza propositiva. Alcuni romanzi significativi degli ultimianni testimoniano di questo atteggiamento politico perverso checonfonderebbe radicalismo teoretico con cattivo utopismo. La sinistranon cita piu' Lincoln e Dewey, e finisce con l'imporre ai suoi adeptiun'ottica da spettatori e non da agenti, come invece sarebberichiesto dal suo ruolo storico.Come si diceva, Rorty e' di certo chiaro nel sostenere le sue tesipolitico-culturali. Non e' invece - ma in qualche sensovolontariamente - del tutto esplicito il retroterra filosofico delletesi politiche. Questo puo' essere compreso se si legge in paralleloTruth and Progress. Il libro raccoglie scritti (relativamente)recenti di Rorty su temi filosofico-fondazionali quali la verita', ilprogresso morale e la natura della filosofia. Rorty riesce adiscutere insieme temi tanto diversi quanto lo possono essere le tesidi Davidson e Wright sulla verita', di Putnam e Searle suoggettivita' e relativismo, di Habermas e Derrida a partire dalconfronto reciproco per giungere al pragmatismo dello stesso autore.Come spesso capita, il prezzo di tanto eclettismo e' una certavaghezza, se non la superficialita', delle tesi principali. Puo' benessere che il femminismo si ricongiunga al pragmatismo, e che Quinepossa essere compreso attraverso Derrida, ma tutto rimane in Truthand Progress ancora in uno stadio aurorale, bisognoso di futuriapprofondimenti e sviluppi. Tuttavia, l'invito implicito nella tesidi Rorty sembra proprio quello ad adottare questa leggerezza dellascrittura e della argomentazione filosofica, per optare a favore diuna critica culturale insieme piu' generica ma - a detta del suoautore - piu' utile a comprendere il nostro tempo.

Richard Rorty, "Truth and Progress (Philosophical Papers", CambridgeUniversity Press 1998, pagg. 355, $18,95.

Richard Rorty, "Achieving Our Country (Leftist Thought in TwentiethCentury America)", Harvard University Press 1998, pagg. 159, $ 18,95.

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