Se è la prima volta che alloggiate a "L'Atelier sul mare" e vi capita di arrivare verso mezzogiorno, mentre poggiate i bagagli nella hall in attesa di registrarvi, potrebbe venirvi il dubbio di aver sbagliato posto. Perché il vociare del gruppo che si sta formando, e la guida che impartisce istruzioni prima di avviarsi lungo le scale, ha tutto l'aspetto di una visita guidata. Invece di un hotel, infatti, vi potrà sembrare di trovarvi in un museo. E tale è questo edificio. Ma la particolarità del giro turistico sta nel fatto che l'oggetto artistico da ammirare sono delle stanze. Succede anche questo a Castel di Tusa, vicino Cefalù, dove nel celebre albergo di Antonio Presti arrivano clienti, turisti e curiosi per abitare per qualche giorno o solo per ammirare le cosiddette "Stanze d'artista", realizzate da illustri nomi dell'arte contemporanea. Alle sedici stanze firmate, delle quaranta, se ne sono aggiunte quest'anno altre tre: La stanza dei portatori d'acqua realizzata da Danielle Mitterrand, Antonio Presti, Agnese Purgatorio, Cristina Bertelli; Lunaria – contrada senza nome di Vincenzo Consolo, Ute Pyka e Umberto Leone; e Hammam di Sislej Xhafa. Artefice tenace di un programma più vasto chiamato Fiumara d'Arte, che comprende sculture monumentali disseminate nel territorio tra Tusa e Santo Stefano di Camastra, tra il mare e i monti Nebrodi, è Antonio Presti artista e mecenate messinese che venticinque anni fa, assumendosi sempre l'onere economico, diede inizio ad uno dei più straordinari progetti artistici. All'entusiasmo iniziale da parte delle autorità, è seguito un accanimento e un disinteresse delle istituzioni che l'hanno osteggiata, rifiutata e negata. Dopo battaglie anche giudiziarie, Fiumara d'Arte è stata ora riconosciuta, ufficialmente a livello nazionale come patrimonio artistico e storico. Appena due anni fa avevamo assistito alla chiusura di una delle prime opere realizzate, la "Finestra sul mare" di Tano Festa, costruita sulla spiaggia di Villa Margi, e che ora, invece, riaperta dopo il restauro - primo ed unico esempio in Italia, a livello monumentale, di arte contemporanea - rappresenta l'inizio ideale di un percorso di restauro di tutte le altre opere che Antonio Presti ha donato alla sua terra, acquisendo finalmente, in quanto facenti parte di una collezione, il diritto alla tutela.
Tutto ha inizio nel 1986. Sulla fiumara del Tusa lungo il greto asciutto, in quel paesaggio bucolico, attraversato in alto da una linea retta di cemento – l'autostrada dai lavori interminabili che da Palermo arriva a Messina -, nel 1980 iniziava ad ergersi una scultura di Pietro Consagra, La materia poteva non esserci: una mano astratta che si erge verso il cielo. Imponente nei suoi venti metri, era la prima opera del più grande museo a cielo aperto di arte contemporanea. Ne seguirono altre commissionate ad artisti di fama internazionale chiamati a creare opere da installare all'aperto, in un dialogo col paesaggio circostante. Presti ha creato un'originalissima circuitazione fuori dal chiuso dei musei, portando l'arte per strada, rendendola accessibile a tutti. Unica nel suo genere, è diventata nel tempo un volano per l'incremento turistico dell'intero comprensorio, a dimostrazione concreta che l'arte non solo rappresenta la bellezza, ma può essere un motore di sviluppo economico. Così, i comuni del territorio oggi fanno parte di un percorso artistico-culturale che coniuga la bellezza della natura con quella delle opere monumentali. "La bellezza. Questa si dovrebbe insegnare alla gente… La bellezza contro la cupidigia, contro l'omertà, contro la rassegnazione. La bellezza contro la paura…" E' una frase emblematica di Peppino Impastato nel film I cento passi, di Marco Tullio Giordana. A suo modo Antonio Presti silenzioso e appassionato protagonista di una caparbia "rivolta" culturale nella sua amata terra, luogo di incomparabile bellezza, ha attuato la sua battaglia per vincere contro la volgarità, e per amore del nostro futuro. Il suo motto "Devozione alla bellezza" che campeggia nella hall dell'hotel è diventato un programma di vita. Merita un viaggio, quindi, e una permanenza prolungata, magari dormendo ogni notte in una camera diversa dell'Atelier sul mare. Un possibilità unica per vivere un'autentica immersione nella bellezza. La Stanza del mare negato di Fabrizio Plessi è costellata di schermi sopra le pareti di porte di legno consumato che riproducono la risacca delle onde. In quella dedicata a Pasolini La stanza del profeta – ideata da Dario Bellezza e Adele Cambria, su idea dello stesso Presti – si entra immergendosi in un labirinto di specchi per sbucare in un ambiente yemenita. La stanza creata da Nagasawa Mistero per la luce è una sorta di cella mistica, tutta bianca, illuminata da candele. Il Nido di Paolo Icaro è un enorme letto avvolto da un muro circolare a scale, e ricoperto da un telo di lino bianco. C'è il letto in legno di Mario Ceroli, e la stanza di caldo color rosso di Maurizio Mochetti. In Trinacria, ispirandosi alla forma triangolare della Sicilia e ai colori rosso e nero, cioè il sole ed i vulcani, Mauro Staccioli fa ruotare su di un cardine una porta, lasciando uno spazio ridotto per il passaggio nella camera le cui pareti sono state realizzate con l'impasto della pietra lavica dell'Etna. In quella di Renato Curcio e Agostino Ferrari Sogno tra segni, prevale l'espressione grafica, dai disegni rupestri alla scrittura moderna. E' invece rotondo e girevole il letto del regista cileno Raul Ruiz nella Torre di Sigismondo, sprofondato in un cilindro alto quattro metri sulla cui parete si disegnano geometrici tagli di luce provenienti dal soffitto che s'apre e chiude con un meccanismo. Nella nuova stanza di Danielle Mitterrand il visitatore trova scritto sulla porta "Io sono acqua" in diverse lingue. «Un modo per prendere consapevolezza dell'essere acqua – spiega l'artista - ricordandosi che il nostro corpo è composto per il 70% di acqua. Entrando si avrà la visione di due spazi nettamente divisi: luoghi della memoria, dell'assenza e della purezza. Il primo totalmente bianco realizzato con il sale, metafora dell'assenza dell'acqua, del deserto che nega all'umanità il suo essere acqua. L'altro, totalmente rivestito in rame, è uno spazio trasformato in conduttore di energia, che il visitatore attraverserà per giungere all'origine della purezza. Alla fine del percorso, in una grande fonte di pietra, verserà acqua con petali di rose bianche e foglie di limone. Al risveglio, il giorno dopo, bagnandosi il viso, ritroverà quel mare infinito, negato nello spazio di sale. Concludendo così la sua azione di consapevolezza, si impegnerà ad essere un "Portatore d'acqua"».
Con France Libertés, Presti ha lanciato l'8 gennaio 2006, il movimento dei "Portatori d'acqua".«Ognuno di noi – spiega -individualmente o organizzato collettivamente, può farne parte sottoscrivendo i principi della Carta dei Portatori d'acqua. Così facendo, ci impegniamo a rispettare i suoi principi fondamentali in tutte le azioni che lanciamo in ambiti diversi: con i nostri amici, nel mondo del lavoro, nella scuola, nella nostra città, nella nostra regione, nel nostro paese o in altre zone del mondo. Essere un Portatore d'acqua, significa partecipare localmente a un movimento mondiale che opera affinché l'acqua non sia più una merce e affinché l'accesso ad essa diventi un diritto universale. E' un modo per fare emergere, identificare e rendere visibile tutte le iniziative locali sotto la stessa denominazione e logo: i Portatori d'acqua. Tutto ciò darà più peso al nostro obiettivo comune di fronte ai poteri pubblici» .