(1871 – 2004): lapidaria denuncia di prematura scomparsa di Charles Darwin, naturalista inglese. Destinato all'immortalità -pur controversa e poliedrica- dei Pensatori. Segni distintivi: lunga barba bianca. E una serie di "icone deformi e anomale": Darwin padre del razzismo, ideatore dell'eugenetica, anticipatore del materialismo ateo comunista. Ultimo avvistamento: i programmi scolastici precedenti il marzo del 2004. In un'Italia accusata di efferato "provincialismo culturale".
Un delitto imperfetto: l'abolizione dai piani di studio della scuola secondaria di primo grado dell'"Origine ed evoluzione biologica e culturale della specie umana". Nessuna dichiarazione. Nessun indizio premonitore. Solo un'arma dalla lama tagliente: una censura antiscientifica brandita da un "nuovo illuminismo" che, in nome di ragione e fede, ha battezzato in irrazionalità e immoralità una teoria "deprimente" che priverebbe gli uomini di bellezza, speranza e significato.
Traballante impianto accusatorio che Telmo Pievani( professore associato di Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, nonché ricercatore e collaboratore di varie riviste specializzate), scuote e percuote -tra puntualizzazioni scientifiche e graffi di sarcasmo- nel saggio "In difesa di Darwin". Sorta di arringa processuale, con imputati, testimoni, false dichiarazioni. Una prova ironica e schiacciante -"il fatto che la vita intellettuale di un paese non necessariamente progredisce"- e la vittima illustre e scomoda: la teoria dell'evoluzione, rea di irragionevole presunzione, riduzionismo e deviazione ideologica.
Facendosi eco -con un eccesso di ripetizioni, tuttavia, che smorzano la vis sarcastica e spesso convincente di un libro di argomento scientifico che ancora una volta fa rimpiangere il modello di saggistica anglosassone, essenziale ma perfettamente esauriente- della protesta di premi Nobel, di scienziati, docenti e cittadini indignati, Pievani fa nomi, cognomi e testate.
In un serrato e documentato avvicendarsi di ministri, porpore cardinalizie, Pontefici, scienziati, radio e giornalisti con "un grande avvenire alle spalle", il banco degli imputati si accende di atti e citazioni di cui si intende dimostrare la malcelata incongruenza. Tesa tenzone tra fede e scienza, giocata su acrobazie verbali e "arrampicamenti sugli specchi". Necessità e Caso contro Intelligent Design , la dottrina di tradizione anglosassone che alle leggi probabilistiche della selezione naturale sostituisce "l'estrinsecazione di un progetto divino intelligente". Per tenere alla larga le scimmie dai rami genealogici dell'uomo.
I lettori come giuria dall'arduo verdetto. A districarsi tra neo-eresie e umane speranze. Mentre Pievani -avvocato di una scienza che sa autoconfutarsi nei suoi percorsi che esplorano il possibile, ponendo "l'ipotesi di Dio come non necessaria, non come necessariamente falsa"- si appella, a fine arringa, alla "frontiera più avanzata mai raggiunta del dialogo fra scienza e magistero cattolico". La posizione del gesuita George V. Coyne , chiamato nel 1978 a dirigere la Specola Vaticana di Castelgandolfo e oggi curiosamente "confinato" come parroco ai piedi degli Appalachi nel North Carolina. Colui che ha definito la teoria dell'evoluzione una teoria scientifica ben consolidata, neutrale riguardo ogni interpretazione filosofica o teologica e degna di essere "insegnata sin dall'asilo". Per non correre il rischio che gli studenti "siano persino impauriti dalle scienze". Per lasciare che alla Domanda -può tutto questo essere casuale?- un bambino possa chiedersi: perché no?
"In difesa di Darwin"
di Telmo Pievani
Bompiani pagg. 123 euro 8,00
www.bompiani.eu