Dosetti ha avuto uno svantaggio iniziale: è stato teologicamente un autodidatta. Don Giuseppe nutriva grande stima per don Divo Barsotti e aveva iniziato a coinvolgerlo nella sua vita spirituale oltre che nella sua presenza attiva entro il mondo catto lico. Don Divo però, che era teologo (oltre che geniale) autentico e di solida formazione, si rese conto ben presto delle lacune e delle anomalie del pensiero dossettiano. Con formemente al suo temperamento "toscano" (insofferente degli
equivoci e amante delle posizioni chiare) si risolse a un certo punto a prendere apertamente le distanze, traendo lo spunto da una precisa situazione nella quale la linea di don Giuseppe non gli pareva encomiabile. È stata pubblicata la risposta di Dossetti in quella circostanza, dove tra l'altro si legge: «Carissimo don Divo, […] sono certo che ascoltandomi solo un quarto d'ora lei si persuaderà di aver fatto supposizioni infondate e di aver ricevuto informazioni non vere. Non sono né offeso né rattristato, perché sono certo del l'equivoco e sicuro della sua capacità di rendere giustizia, non a me, ma alla verità...». E nobilmente aggiungeva. «Anche se lei volesse staccarsi da me, io non mi staccherò da lei». Don Giuseppe dominato dai suoi convincimenti sempre soggettivamente invincibili, non si rendeva conto che non si trattava solo di un
episodio circoscritto (anche a proposito del quale, tra l'altro, gli avvenimenti successivi ci hanno dimostrato che il suo interlocutore era giudice migliore e lungimirante). Come ho appreso dalla viva voce di don Divo negli ultimi suoi anni di vita, c'erano anche delle riserve sostanziali ed erano due: prima di tutto disapprovava un'ossessione primaria e permanente per la politica, che alterava la sua prospettiva generale; in secondo luogo deprecava l'insufficiente fondazione teologica di Dossetti. E mi confidava, alla fine dei suoi giorni, di essere ancora molto preoccupato degli influssi che la "teologia dossettiana" continuava a esercitare su certe aree della cristianità.
(Tratto da Memorie e digressioni di un italiano cardinale di Giacomo Biffi)