Nella notte, alle ore 1,24 di lunedì 28 luglio 1999, si raggiunse la certezza che nel turno di ballottaggio di domenica 27
giugno, Giorgio Guazzaloca aveva superato Silvia Bartolini, candidata della sinistra, di 3074 voti, e diventava sindaco della nostra città. Nella quasi totalità delle città italiane non sarebbe stata una gran notizia: è del tutto normale che tra due concorrenti uno prevalga sul l'altro. Ma a Bologna fu un trauma; e nell'intero mondo occidentale apparve come un evento. Da cinquantasei anni la situazione era rimasta immutata: un po' dappertutto quel "comunismo" curiosamente così radicato sotto le Due Torri era divenuto leggendario: solo un prodigio – così si pensava in ogni angolo del pia neta – avrebbe potuto capo volgere la situazione; ed ecco che il prodigio era avvenuto. Personalmente avevo avuto rapporti di stima e di collaborazione con ambedue i sindaci precedenti: Renzo Imbeni e Wal ter Vitali. Stavolta i buoni rapporti avevano preceduto l'investitura a primo cittadino: ho conosciuto Giorgio Guazzaloca quando era soltanto a capo dei macellai, ed era molto fiero della sua professione; ho poi avuto modo d'incontrarlo ancora come presidente dei commercianti. E si era
instaurata subito una reciproca simpatia. Apprezzavo in lui soprattutto l'autenticità umana e la semplicità del tratto, tipica della gente del popolo, la concretezza e il buon senso del suo dire, l'amore caldo e incondizionato per la "sua" Bologna.
Al momento dell'elezione, era mia speranza e mio augurio che tali doti adesso fossero spese più ampiamente e più efficacemente a vantaggio di tutta la gente petroniana.
(Tratto da Memorie e digressioni di un italiano cardinale di Giacomo Biffi)